La nozione di condominio è data dagli artt. 1117 e 1117-bis c.c. per cui esso si configura quando più unità immobiliari o più edifici ovvero più condominii di unità immobiliari o di edifici hanno in comune le parti elencate dalla norma dell’art. 1117, fra le quali, anche i tetti dell'edificio. La circostanza che non sia mai stata convocata un’assemblea di condominio, ovvero che non sia stato nominato un amministratore non vale ad escludere che il condominio stesso sussista, come è dimostrato dall’esistenza di specifici rimedi per il caso in cui ciò avvenga, come quello previsto dall’art. 1129, comma 1, c.c. attivabile ove l’amministratore manchi. Non rileva nemmeno che in concreto nessun condomino si sia avvalso di questi rimedi, dato che in questo caso la legge non prevede sanzioni di sorta, dimostrando di rimettere la scelta all’autonomia privata.

Il diritto dell’Unione deve essere interpretato nel senso che esso non richiede che, al momento del rimborso di un’imposta sui prodotti energetici indebitamente riscossa a causa di un’interpretazione erronea della nozione di diritto nazionale di «uso combinato», l'importo rimborsato sia maggiorato degli interessi calcolati a partire dalla data dell'indebito pagamento, qualora l'uso in questione costituisca «uso combinato», ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 4, lettera b), secondo trattino, della Direttiva 2003/96/CE del Consiglio, del 27 ottobre 2003, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, e che, di conseguenza, la questione della determinazione del periodo da prendere in considerazione per il calcolo di tali interessi è di esclusiva competenza del diritto nazionale.

Il diritto al risarcimento del danno per mancata aggiudicazione prescinde dalla colpa della stazione appaltante e comporta l'onere del concorrente danneggiato di offrire compiuta dimostrazione dei relativi presupposti, sia sul piano dell’an che sul piano del quantum. Al riguardo non compete il ristoro del danno emergente, posto che i costi per la partecipazione alla gara sono destinati, di regola, a restare a carico del concorrente. Spetta invece il lucro cessante, che si identifica con il c.d. interesse positivo e che ricomprende: 1) il mancato profitto, cioè a dire l’utile che l’impresa avrebbe ricavato, in base alla formulata proposta negoziale ed alla propria struttura dei costi, dalla esecuzione del contratto; 2) il danno c.d. curriculare, derivante dall’impossibilità di arricchimento della propria storia professionale ed imprenditoriale, con conseguente potenziale perdita di competitività in relazione a future occasioni contrattuali. (Nel caso di specie, mancando la dimostrazione del danno curriculare, il Consiglio ha riconosciuto il risarcimento limitatamente al mancato utile, incrementato, trattandosi di debito di valore, della rivalutazione monetaria e degli interessi legali).

La modulistica predisposta dalla stazione appaltante non può prevalere sulle prescrizioni del disciplinare di gara o indurre a disattendere queste ultime. Nelle gare pubbliche, in caso di contrasto tra gli atti che compongono la lex specialis, prevalgono le disposizioni del bando, cui anche l’amministrazione è vincolata in virtù del principio di autovincolo (art. 97 Cost.). Il rispetto dell'autovincolo trova conferma nell'art. 5 del D. Leg.vo 36/2023, che tutela l’affidamento e la buona fede dell’operatore economico. Ne consegue che la stazione appaltante non può disattendere le proprie prescrizioni, salvo esercizio dei poteri di autotutela. (Nel caso di specie i giudici non hanno ravvisato alcun errore nella condotta della concorrente che si era attenuta alle indicazioni della lex specialis indicando, nell’apposita casella del modulo di offerta - e scostandosi dalla diversa annotazione ivi contenuta - unicamente la quota parte della propria proposta relativa all’importo ribassabile, decurtandola dell’ammontare dei costi della manodopera).