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Ultimo aggiornamento
12/06/2024

Cambio di destinazione d’uso: quando è consentito e quale procedimento edilizio è necessario

Destinazione urbanistica e categorie catastali (differenze e conseguenze), cambio di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, titolo abilitativo per realizzare il cambio della destinazione d’uso, elementi che rendono non consentito il cambio d’uso senza opere. Pagina informativa aggiornata all’art. 65-bis del D.L. 24/04/2017, n. 50, che consente il cambio di destinazione d’uso nell’ambito di interventi di restauro e risanamento conservativo e al D.L. 29/05/2024, n. 69 che ha disciplinato il mutamento di destinazione d’uso senza opere delle singole unità immobiliari.
A cura di:
  • Alfonso Mancini
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PREMESSA

Il cambio di destinazione d’uso di un immobile è un mutamento della destinazione urbanistica impressa dai titoli abilitativi che hanno accompagnato la realizzazione dell’immobile stesso.

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DESTINAZIONE URBANISTICA E CATEGORIE CATASTALI (DIFFERENZE E CONSEGUENZE)

La destinazione urbanistica è la funzione che l’ordinamento urbanistico riconosce all’immobile in relazione alle sue intrinseche caratteristiche strutturali e architettoniche, e va tenuta distinta dalla categoria attribuita a fini catastali, la cui prevalente funzione è invece quella di orientare la stima del valore

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CAMBIO DI DESTINAZIONE D’USO URBANISTICAMENTE RILEVANTE

L’art. 23-ter del D.P.R. 380/2001 - introdotto dal D.L. 12/09/2014, n. 133 (c.d. “sblocca Italia”), convertito in legge dalla

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TITOLO ABILITATIVO PER REALIZZARE IL CAMBIO DELLA DESTINAZIONE D’USO

Il mutamento della destinazione d’uso di un immobile - sia esso urbanisticamente rilevante o meno secondo quanto si è detto in precedenza - può essere realizzato con o senza l’esecuzione di interventi edilizi. Anche nel caso di un mutamento della destinazione d’uso urbanisticamente non rilevante in quanto realizzato tra categorie urbanistiche funzionalmente omogenee, le eventuali opere da realizzarsi sono comunque soggette al titolo abilitativo edilizio previsto in relazione alla loro importanza e natura.

A tal proposito, la prevalente giurisprudenza ritiene che se il mutamento di destinazione d’uso è attuato attraverso la realizzazione di opere edilizie, configura in ogni caso un intervento di ristrutturazione edilizia secondo la definizione fornita dall’art. 3 del D.P

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MUTAMENTO DI DESTINAZIONE D’USO SENZA OPERE

La giurisprudenza formatasi prima dell’entrata in vigore del D.L. 69/2024 (vedi infra) ha affermato che il mutamento di destinazione d’uso non autorizzato, attuato senza opere, comporta una c.d. “variazione essenziale” ai sensi dell’art. 32 del D.P.R. 380/2001, comma 1, lett. a), sanzionabile se ed in quanto comportante una variazione degli standard urbanistici previsti dal D.M. 02/04/1968, ossia dei carichi urbanistici relativi a ciascuna delle categorie urbanistiche individuate nella fonte norma

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Mutamento di destinazione d’uso senza opere di singole unità immobiliari

In tale contesto è intervenuto il D.L. 29/05/2024, n. 69 che ha introdotto i commi 1-bis, 1-ter, 1-quater e 1-quinquies) all’art. 23-ter del D.P.R. 380/2001 che disciplinano il mutamento di destinazione d’uso senza opere delle singole unità immobiliari, introducendo il principio dell’indifferenza funzionale tra destinazioni d’uso omogenee, così come individuate dalla legge statale o regionale.

Per unità immobiliare si intende - si legge nella relazione illustrativa al citato D.L. - l’elemento minimo inventariabile che ha autonomia reddituale e funzionale, esist

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  • Dino de Paolis