Circ. P.G.R. Piemonte 08/05/1996, n. 7/LAP | Bollettino di Legislazione Tecnica
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Circ. P.G.R. Piemonte 08/05/1996, n. 7/LAP

L.R. 5 dicembre 1977, n. 56, e successive modifiche e integrazioni - Specifiche tecniche per l'elaborazione degli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici.
Con le modifiche introdotte da:
- Delib. G.R. 07/04/2014, n. 64-7417
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Premessa

Con la presente circolare, alla luce dei gravi e ricorrenti eventi alluvionali e dei molteplici fattori di pericolosità registrati nell'ambito del territorio regionale, si individua uno strumento di lavoro di costante riferimento di criteri ed indirizzi per la componente geologica nella pianificazione territoriale.

Si richiama l'importanza dell'azione di prevenzione del rischio esercitata dai Comuni della Regione, attraverso l'adozione, negli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, degli elaborati geologici (relazione e cartografie), quali indispensabili conoscenze propedeutiche a tutti i livelli del processo di pianificazione, in grado di guidare le successive scelte urbanistiche.

Gli studi geologici ed i documenti di seguito elencati e descritti dovranno essere improntati a criteri di oggettività e correttezza scientifica, reale fattibilità, possibilità di verifica, individuando inoltre modalità di accesso ed interfaccia con le banche dati territoriali regionali e provinciali.

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1. Linee guida metodologiche

Occorre premettere alcune definizioni della terminologia utilizzata.

1.1. Concetto di rischio geologico (da GOVI M. in Banca Dati Geologica pp. 17-18).

«Secondo la più recente letteratura internazionale (Tung & Mays 1981, U.S. Geol. Survey 1982, Projet Duti 1983, Canceill 1983, Haymes 1984, Varnes 1984, Hartlen & Viberg 1988, Einstein 1988), il rischio geologico è definito dalla probabilità che un determinato evento naturale si verifichi, incidendo sull'ambiente fisico in modo tale da recare danno all'uomo ed alle sue attività. La valutazione in termini probabilistici dell'instabilità potenziale, indipendentemente dalla presenza antropica, definisce invece il grado di pericolosità di una certa area in funzione della tipologia, della quantità e della frequenza dei processi che vi si possono innescare.

La pericolosità, dunque, si traduce in rischio non appena gli effetti dei fenomeni naturali implicano un costo socio-economico da valutarsi in relazione all'indice di valore attribuibile a ciascuna unità territoriale. Tale misura di valore socio-economico integra i parametri indicatori dei processi naturali della determinazione dei diversi livelli di rischio».

In riferimento a quanto citato, l'intervento del geologo dovrà consistere nella valutazione della pericolosità delle aree oggetto di studio, tramite le metodologie di seguito esposte.

La determinazione della pericolosità acquista estrema importanza non solo in riferimento alle scelte di Piano Regolatore, ma anche nella definizione dei Piani Comunali di Protezione Civile.

In questo ambito, tenuto conto dei limiti imposti dalla L.R. n. 56 del 1977 (artt. 13 e 30) si intende per pericolosità una valutazione di tipo geomorfologico, intrinseco, che prescinde quindi da valutazioni di tipo probabilistico.

1.2. Per giungere ad una zonazione del territorio sulla base di quanto al punto precedente si prevedono 3 fasi operative.

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2. Linee guida generali

Le analisi e gli studi geologici dovranno prevedere:

2.1. Obbligatoriamente l'esecuzione una ricerca bibliografica delle pubblicazioni tecnico-scientifiche esistenti, da citare nella relazione geologica, la quale, nel caso delle varianti, dovrà assumere la valenza di un'analisi critica degli elaborati geologici a corredo dello strumento urbanistico esistente.

2.2. Obbligo di consultazion

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3. Linee guida operative

Vengono proposte le seguenti linee guida operative:

3.1. Devono essere censite le opere di difesa idraulica in base ad una apposita scheda di rilevamento analoga a quella prevista dalla D.G.R. n. 2-19274 dell'8 marzo 1988 «L.R. n. 19 del 1985, art. 6 - Modalità per la formazione e l'adeguamento degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi e loro varianti ai fini della prevenzione del rischio sismico. Approvazione», la quale, seppur in chiave prevalentemente qualitativa, consenta di esprimere una valutazione di massima circa la capacità di attenuazione della pericolosità.

Pertanto, nel censimento delle opere esistenti, particolare attenzione andrà riservata alle opere che, oltre alla funzione meramente idraulica, possono anche rappresentare una difesa per il territorio circostante ed in particolare per i centri abitati.

Allo stesso modo, attraverso un'apposita scheda, andranno inoltre censite tutte le limitazioni al regolare deflusso idraulico, sia naturali che di origine antropica (strettoie naturali, ponti, passerelle, traverse di derivazione, intubamenti, inscatolamenti e manufatti vari.), nell'ottica di una loro successiva modifica o rimozione.

3.2. Deve essere analizzato il reticolato idrografico minore sia naturale che artificiale attraverso un'adeguata valutazione delle tipologie d'alveo, delle granulometrie mobilizzab

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4. Elaborati di carattere geologico a corredo del P.R.G.

Con riferimento alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56, art. 14 (allegati tecnici, punti 2a e 2b), alla Circolare del P.G.R. 18 luglio 1989, n. 16/URE ed al punto 1.2 del presente documento (Linee guida metodologiche), vengono di seguito fornite le indicazioni per la stesura degli elaborati cartografici di carattere geologico da prodursi nella formulazione dei P.R.C.C.

4.1. Raccolta sistematica dei dati esistenti

In un apposito capitolo della relazione di accompagnamento devono essere evidenziati, dove esistenti, dati e notizie, aggiornati all'ultimo evento alluvionale e/o dissestivo, relativi a:

- studi e rilievi già eseguiti sia attraverso fonti di tipo bibliografico che tramite l'esame di precedenti indagini a livello di P.R.G.;

- informazioni provenienti dalla Banca Dati Geologica regionale con estratti cartografici:

- ricerche storiche sui dissesti avvenuti dedotti da uffici tecnici, archivi locali, fonti orali, ecc. da condursi con le metodologie illustrate al precedente punto 2.3. e sulla base di quanto indicato nell'Allegato B;

- dati relativi a campagne di prospezioni geognostiche sia dirette che indirette;

- dati relativi a interventi di sistemazione idrogeologica eseguiti in passato o in corso di realizzazione.

4.2. Scale di rilevamento

Per l'intero territorio la scala di rilevamento sarà l:10.000/1:5.000 mentre per le aree urbanizzate o da urbanizzare essa sarà 1:5.000/1:2.000.

I criteri di scelta tra le diverse scale devono essere improntati:

- per l'intero territorio, alla quantità e importanza delle tematiche che possono influire sull'analisi dello stesso anche indipendentemente dall'urbanizzazione (es. aree dissestate da bonificare, aree di pregio paesaggistico o naturalistico);

- per le aree urbanizzate o da urbanizzare, alla necessità

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5. La Relazione Geologico-Tecnica

La relazione geologico-tecnica ai sensi della L.R. n. 56 del 1977 art. 14 punto 2b (nella quale è prevista l'illustrazione delle aree interessate da nuovi insediamenti o dalle opere pubbliche di particolare importanza), dovrà inoltre descrivere le metodologie di lavoro, il materiale bibliografico raccolto e consultato, il lavoro di terreno, le cartografie prodotte in riferimento a tutto il territorio indagato.

Per quanto riguarda i contenuti della relazione geologico-tecnica relativamente alle aree interessate da nuovi insediamenti o da opere pubbliche di particolare importanza, si ribadisce la validità d

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6. Varianti

Se si tratta di realizzare un P.R.G.C. o un nuovo P.R.G.C. (fasi preliminare e definitiva) si applica lo standard di lavoro finora descritto, nel caso di Varianti o di Strumenti Urbanistici Esecutivi, le i

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Allegato A - Proposta di elaborati e cartografie

PRIMA FASE

Scala 1:10.000 Estesa a tutto il territorio comunale

A) Territori montani

1) geologico-strutturale

2) geomorfologica, dei dissesti, della din. Fluviale e del reticolato idrografico minore

3) carta delle valanghe

4) carta geoidrologica

5) carta dell'acclività

6) carta delle opere di difesa idraulica censite

7) carta della caratterizzazione litotecnica dei terreni

B) Territori di pianura

1) geomorfologica e dei dissesti

2) carta della dinamica fluviale e del reticolato idrografico superficiale

3) carta geoidrologica e schema litostratigrafico

4) carta dell'acclività

5) carta delle opere di difesa idraulica censite

6) carta della caratterizzazione litotecnica dei terreni

C) Territori di collina

Ibrido tra A e B

Fatta salva la chiarezza rappresentativa di ciascun elaborato, si ritiene che, in presenza di un numero limitato di elementi, possano essere raggru

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Allegato B - Criteri per l'esecuzione della ricerca storica

Nello sviluppo della ricerca storica occorre siano svolti specifici studi volti ad acquisire il patrimonio conoscitivo sui processi di instabilità progressi, mediante accurate ricerche da svolgere presso gli archivi locali, ove possibile integrate da testimonianze dirette (almeno per gli eventi più significativi).

La raccolta e l'analisi delle notizie storiche inerenti i dissesti debbono consentire, per l'area in esame (es. territorio comunale) la ricostruzione cronologica degli eventi e degli effetti, la descrizione delle principali tipologie dissestive e la localizzazione delle principali tipologie dissestive e la localizzazione delle zone particolarmente colpite.

L'esame storico deve abbracciare un arco di tempo sufficientemente ampio e relati

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