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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
D. Dirig.R. Sicilia 25/11/2014, n. 1067
D. Dirig.R. Sicilia 25/11/2014, n. 1067
D. Dirig.R. Sicilia 25/11/2014, n. 1067
- Circ. Ass. R. 07/05/2015
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[Premessa]IL DIRIGENTE GENERALE DEL DIPARTIMENTO REGIONALE DELL’AMBIENTE Visto lo Statuto della Regione; Vista |
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Art. 1Le premesse costituiscono parte integrante del presente decreto. |
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Art. 21. Al fine di garantire l'univocità dei dati di analisi dei fenomeni di crollo per il rilascio di pareri conseguenti a studi per la valutazione del |
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Direttive per la redazione degli studi di valutazione della pericolosità derivante da fenomeni di crolloMotivazioni della sostituzione Trascorsi solo 6 mesi dall'emanazione del D.D.G. n. 1034/2013, si è potuto verificare che la procedura semplificata e preliminare per la valutazione delle aree coinvolte a valle del fenomeno di crollo, utilizzando i modelli cinematici, può determinare giudizi con risultati troppo variabili che non permettono di garantire serenità di giudizio nel rilascio dei pareri di competenza di questo Dipartimento. Si tratta in particolare di quegli aspetti dello studio geologico geotecnico che si riferiscono alla modellazione tipo "lumped mass" del fenomeno di crollo con l'uso di alcuni software commerciali atti a definire le traiettorie di caduta dei massi prevista nella Fase 2 B dal testo del decreto in argomento. Tale procedura di studio era stata scelta come analisi preliminare della pericolosità alle valutazioni geotecniche in sito lungo la parete rocciosa sorgente dei crolli. L'esame delle pratiche pervenute ha evidenziato casi con evidente variabilità dei risultati ottenuti. I limiti sono stati registrati soprattutto perché in assenza di dati relativi a eventi precedenti che possano fornire elementi di raffronto reali, la valutazione dei parametri necessari alla modellazione risulta troppo soggettiva anche avendo definito una tabella di valori di riferimento. Le diversità di risultato delle modellazioni è riconosciuta in campo bibliografico internazionale, in quanto è stato dimostrato che i modelli cinematici sono molto sensibili alle scelte soggettive dell'operatore, ed inoltre sono presenti differenze nell'approccio matematico tra i diversi programmi, per cui risulta sempre consigliato un loro utilizzo solo quando è possibile avere dei raffronti con eventi già accaduti e di cui si conoscono le traiettorie di caduta ed il punto di arresto. Al fine quindi di superare queste difficoltà di giudizio per il rilascio di pareri conseguenti a studi per la valutazione delle pericolosità dei fenomeni di crollo, si è deciso, in accordo con gli ordini professionali coinvolti, di sospendere l'uso della modellistica come metodo di individuazione preliminare dell'areale di propagazione dei fenomeni di crollo e di presentare un nuovo decreto con un testo che preveda una diversa modalità di svolgimento degli studi a vantaggio della semplificazione delle fasi e della cautela di giudizio. In alternativa all'uso preliminare delle modellistiche cinematiche sarà introdotta una metodologia di maggiore cautela e di evidente minore complessità. La metodologia a cui si fa riferimento è quella del "cono d'ombra", già presente nel precedente decreto come modello di tipo "morfologico" nel paragrafo sulla "scelta del metodo di calcolo" della Fase 2B, presentato in alternativa ai modelli "cinematici". Premesse Le norme di attuazione del Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico (P.A.I.) della Regione siciliana, allegate al decreto di approvazione di ogni singolo bacino idrografico o gruppo di bacini e aree territoriali, prevedono che lo stesso possa essere oggetto di integrazioni e modifiche su segnalazione di enti pubblici e uffici territoriali in relazione a studi e indagini a scala di dettaglio (art. 5, comma 1). Inoltre, nell'ambito delle norme specifiche, l’art. 8 disciplina le aree a pericolosità geomorfologica ed in particolare prevede che nelle aree a pericolosità molto elevata (P4) ed elevata (P3), la realizzazione di eventuali elementi inseriti nelle classi E4 ed E3 della tabella 11.2 della relazione generale, sia subordinata all'esecuzione degli interventi necessari alla mitigazione dei livelli di "rischio" attesi e di pericolosità esistenti. Infine, lo stesso art. 8 norma, nelle stesse aree a pericolosità P3 e P4, l'attività edilizia e di trasfermazione del territorio relativa agli elementi E1 ed E2 (tabella 11 .2), subordinandola alla verifica della "compatibilità geomorfologica". Stessa procedura è prevista nell'ambito dei procedimenti di concessione o autorizzazione in sanatoria per le leggi nn. 47/1985, 724/1994 e 326/2003. Finalità Le frane di crollo, in ragione della loro elevata velocità, costituiscono una grave minaccia per la vita umana, l'edificato e le infrastrutture. Per tale motivo risulta estremamente importante riuscire ad analizzare e valutare l'entità dei fenomeni, la loro diffusione spaziale e i conseguenti effetti sugli elementi a rischio. La presente direttiva si pone l'obiettivo di esplicitare e regolamentare i contenuti minimi degli studi geologici e geotecnici che supportano le richieste degli enti pubblici e uffici territoriali per il parere di compatibilità geomorfologica e per gli elaborati propedeutici all'aggiornamento delle pericolosità del P.A.I. limitatamente alle frane di crollo. In particolare la direttiva si rivolge a quegli studi di valutazione degli areali di pericolosità da crolli da utilizzare: - per stabilire la presenza o meno di interferenze tra le traiettorie di caduta dei massi e i fabbricati e/o infrastrutture già presenti (ai fini della sanatoria edilizia e/o per una riclassificazione parziale dell'area a pericolosità); - per il parere di compatibilità geomorfologica di nuove edificazioni ed infrastrutture con valore dell'elemento a rischio E1 ed E2 (vedi relazione generale PAI) in aree a pericolosità elevata o molto elevata per crollo; |
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Allegato 1 - CLASSIFICAZIONE AMMASSI ROCCIOSI1. Metodologia La classificazione (tabella 1) viene effettuata attraverso la valutazione di una serie di fattori (n. 11) ai quali sono assegnati 5 livelli di punteggio crescente, aventi dei valori direttamente proporzionali al peso con cui può influire il fattore stesso sul dissesto di crollo. Per ogni parametro si è stabilita una scala di punteggio differenziata, per tenere conto del peso diverso esercitato dai fattori considerati. La somma aritmetica del punteggio attribuito ai singoli fattori individua 5 diverse classi di roccia (vedi tabella 2) aventi qualità e stabilità differenti (da completamente stabile a completamente instabile). Nel dettaglio, i fattori che si considerano nella classificazione proposta sono i seguenti: - Fattori geomeccanici: I - Famiglie di giunti II - Spaziatura giunti III - Direzione, pendenza e discontinuità IV - Apertura fessure V - Volume del masso - Fattori geomorfologici: VI - Altezza della scarpata rocciosa VII - Lunghezza del pendio VIII - Inclinazione media del pendio IX - Andamento topografico del pendio - Fattori geologici: X - Tipologia materiale presente sul pendio - Fattori storici: XI - Frequenza storica di caduta massi |
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