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D. Dirig.R. Sicilia 13/12/2013, n. 1034

Direttive per la redazione degli studi di valutazione della pericolosità derivante da fenomeni di crollo.
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[Premessa]



IL DIRIGENTE GENERALE

Direttive per la redazione degli studi di valutazione della pericolosità derivante da fenomeni di crollo.

Visto lo Statuto della Regione Siciliana;

Vista la legge regionale n. 19 del 16 dicembre 2008, recante “Norme per la riorganizzazione dei Dipartimenti regionali. Ordinamento del Governo e dell’Amministrazione della Regione”;

Visto il Decreto del Presidente della Regione Siciliana n. 12 del 05 dicembre 2009 con il quale è stato emanato il Regolamento di attuazione del Titolo II della legge regionale n. 19 del 16 dicembre 2008;

Vista la legge n. 183 del 18 maggio 1989 R“Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del

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Articolo unico

1. Al fine di pervenire ad una procedura unica da seguire per la redazione degli studi geologici e geotecnici, a supporto delle valutazioni preliminari del rischio derivante da frane di crollo e per la definizione degli scenari di riferimento per la progettazione degli interventi di mitigazione, presentati dagli Enti pubblici e dagli Uffici Territoriali a corredo delle richieste di co

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DIRETTIVE PER LA REDAZIONE DEGLI STUDI DI VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’ DERIVANTE DA FENOMENI DI CROLLI
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PREMESSE

Le Norme di Attuazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) della Regione Siciliana, allegate al decreto di approvazione di ogni singolo Bacino Idrografico o gruppo di Bacini e Aree Territoriali, prevedono che lo stesso possa essere ogget

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FINALITA’

Le frane di crollo, in ragione della loro elevata velocità, costituiscono una grave minaccia per la vita umana, l’edificato e le infrastrutture. Per tale motivo risulta estremamente importante riuscire ad analizzare e valutare l’entità dei fenomeni, la loro diffusione spaziale e i conseguenti effetti sugli e

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INTRODUZIONE

Le frane di crollo in roccia rappresentano dei fenomeni di dissesto piuttosto gravosi da un punto di vista tecnico, sia per la loro diffusione in diversi ambiti geografici e geomorfologici (scarpate montane, creste collinari, falesie costiere, ecc.) che per la complessità della loro analisi che può riguardare aspetti molto diversi: dalla valutazione dell’equilibrio dei blocchi, alla previsione delle traiettorie di propagazione dei massi e alla valutazione del livello d

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APPROCCIO LOGICO DEGLI STUDI

La procedura è stata suddivisa in più fasi con grado di approfondimento crescente. Ad un primo livello generale (FASE 1) di inquadramento segue una fase di analisi preliminare (FASE 2) che permette di valutare, in una prima approssimazione cautelativa, l’area di transito ed arresto dei massi in caduta per frana di crollo ed una terza fase di dett

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FASE 1 – STUDIO GEO-MECCANICO DI BASE

La prima fase comprende gli aspetti conoscitivi utili a definire i confini dell’ambito di riferimento; alla sua conclusione si otterrà un primo modello geologico del sito, in relazione alle frane di crollo.

In particolare, la prima fase deve contenere i seguenti argomenti e contenuti:

1) Studio geologico-strutturale con individuazione di Faglie, Pieghe, Stratificazione, set di discontinuità e loro assetto, fratture beanti e/o di elevata persistenza (di ordine metrico), zone di taglio o di debolezza della roccia ed esistenza nell’ammasso di livelli argillosi o di fasce alterate e argillificate e di fratture da trazione (Tension Cracks). Si dovrà inoltre evidenziare l’esistenza di sorgenti o emergenze d’acqua e descrivere eventuali tracce di venute idriche lungo le fratture;

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FASE 2

Al termine della Fase 1 sarà necessario attivare, in relazione alla tipologia dei cinematismi

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FASE 2 A – ANALISI PRELIMINARE DEI CROLLI IN MASSA

Per crolli in massa si intendono frane con volumetria superiore a 1000 m3. In questo caso dovranno essere condotti studi di dettaglio che comprendono necessariamente il rilievo in parete, con l’ausilio di rocciatori esperti nel settore del rilievo geostrutturale, per la valutazione quantitativa dei volumi di roccia instabile e sarà necessario inoltre effettuare analisi in sito e laboratorio per la parametrizzazione dell’ammasso roccioso.

In base a queste volu

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FASE 2 B – ANALISI PRELIMINARE DEI CROLLI DI BLOCCHI SINGOLI O DI GRUPPI DI BLOCCHI

Nel caso di cinematismi di blocchi rocciosi con volumi complessivi minori di 1000 m3, in ciascuna delle aree omogenee prima definite, sarà necessario svolgere una seconda fase di studi finalizzata all’analisi delle traiettorie degli scendimenti provocati dalla

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SCELTA DEL MODELLO DI CALCOLO

Per analizzare il movimento di caduta e tentare di individuare le aree maggiormente soggette a propagazione di massi si possono utilizzare diversi metodi che possono venire applicati per approssimare la situazione reale. Tali metodi possono essere suddivisi in due macrogruppi fondamentali: i modelli di tipo morfologico (empirici) e i modelli fisicamente basati (cinematici).

I modelli morfologici sono utilizzati per una prima valutazione del massimo avanzamento dei massi, dipendono dalla topografia del versante e si basano su analisi statistiche eseguite su crolli storici. Rappresentativi di questo approccio sono i metodi zenitali (cono d’ombra) sviluppati da diversi autori (Onofri & Candian, 1979; Heinimann et al., 1998; Jaboyedoff & Labiouse, 2003).

I modelli cinematici affrontano invece il problema della delimitazione del massimo avanzamento dei blocchi in modo analitico considerando la fisica del moto e le relative equazioni, pur con qualche necessaria semplificazione. Sono basati su diversi algoritmi che descrivono le relazioni esistenti tra tipo di movimento (caduta, rimbalzo, rotolamento e scivolamento), energia del blocco e coefficienti di restituzione del versante. Tali modelli di simulazione, nonostante il numero necessariamente limitato di variabili introducibili e l’aleatorietà insita nella determinazione dei parametri del moto, hanno il vantaggio di consentire simulazioni che ricostruiscono il comportamento delle traiettorie degli scendimenti determinando le direzioni, le velocità e le energie cinetiche dei massi durante il loro moto di caduta.

Per la scelta del metodo da applicare come requisito minimo per gli studi geologici e geotecnici a supporto delle analisi dei crolli, ci si è riferiti alla bibliografia esistente allegata ed in particolare è stato di valido aiuto, per la chiarezza delle comparazioni tra i vari metodi, il testo “Barriere paramassi a rete – interventi e dimensionamento”, di Peila D, Oggeri C., Baratono P,a cura della GEAM (Associazione Georisorse ed Ambiente), ed. 2006 di cui viene di seguito riportato il brano relativo alle analisi previsionali delle traiettorie di caduta massi:

“Le procedure per la descrizione matematica del fenomeno di caduta massi sono state ampiamente studiate da numerosi autori a cui si rimanda per un approfondimento più dettagliato. Nel seguito si riporta una sintesi delle caratteristiche dei principali modelli previsionali che sono stati proposti in letteratura tecnica (Giani, 1997; Giani et al., 2004, 2005):

- modelli che schematizzano il blocco come un punto nel quale la massa è concentrata: “lumped mass” (Wu, 1985; Azimi et al., 1982; Spang, 1987; Spang & Rautenstrauch, 1998; Richards, 1988; Hu

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FASE 3B -SCENARIO DI RIFERIMENTO PER IL DIMENSIONAMENTO DELLE OPERE DI MITIGAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ.

Questa fase risulta obbligatoria per tutti quei casi in cui deve essere progettato il sistema di interventi attivi (in parete) e passivi (barriere paramassi) per la mitigazione del rischio da frana di crollo con volumetrie inferiori ai 1000 m3.

Dovrà essere condotto uno studio geo-meccanico di dettaglio a mezzo di un rilievo fisico in parete, eseguito per tutti i fronti rocciosi i cui blocchi in frana possono interferire con l’oggetto del progetto di mitigazione del rischio.

Il rilievo dovrà essere coordinato da un rocciatore esperto in rilievi geomeccanici, che seguirà i lavori direttamente in parete. Le stazioni di misura, realizzate per ogni zona di omogeneità, dovranno essere in grado di determinare le caratteristiche geostrutturali e di fratturazione delle aree sorgenti.

A tale scopo si debbono applicare i suggerimenti forniti dall’ISRM “Suggested Methods for the Quantitative Description of Discontinuity in Rock Masses”, come principale riferimento per la descrizione quantitativa delle discontinuità nelle rocce.

Il rilievo in parete deve giungere all’individuazione dei blocchi in equilibrio instabile sul fronte roccioso e alla valutazione delle relative caratteristiche geometriche e geostrutturali per individuare i volumi e i possibili cinematismi. Ogni singolo blocco o raggruppamento di blocchi dovrà essere distinto in planimetria con

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Allegato 1 - La classificazione degli ammassi rocciosi (Beniawsky, Romana)

Parte di provvedimento in formato grafico

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Allegato 2

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Allegato 3 - Proposta classificazione ammassi rocciosi

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Allegato 4 - Tabella di riferimento per l’uso dei coeffecienti di restituzione tangenziale; normale e di rotolamento

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Allegato 5 – Diagramma di flusso relativo alle fasi di studio previste

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Riferimenti bibliografici

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