Con il primo motivo, denunciando violazione e falsa applicazione degli artt. 1453, 1454. 1455. 1457, 1475, 1476, 1477 e 1490 c.c. in relazione all'art. 360 n. 3 e 5 c.p.c. la ricorrente deduce che non poteva essere considerato "grave" il suo inadempimento per non essersi presentata al Notaio il 29 maggio 1980, atteso che era stata convocata avanti allo stesso con un preavviso di soli sei giorni. Oltretutto la Corte aveva violato l'art. 1454 c.c. per il quale il termine minimo per adempiere è di 15 giorni.
D'altronde il Coia, ai fini della stipula del definitivo, doveva essere in grado di consegnare alla compratrice la documentazione relativa alla cosa venduta, adempimento cui non avrebbe potuto assolvere, posto che l'immobile, a quell'epoca, era privo del certificato di abitabilità e non censito in catasto. Con il secondo motivo, denunciando violazione e falsa applicazione dell'art. 221 R.D. 27.7.1934 n. 1265, in riferimento all'art. 1460 c.c. e 360 n. 3 e 5 c.p.c., assume che essendo il certificato di abitabilità un presupposto necessario del contratto di compravendita di un immobile destinato ad abitazione, la sua mancanza non poteva essere surrogata dalla conoscenza della acquirente, trattandosi di un presupposto di ordine pubblico e pertanto irrinunciabile. Con il terzo motivo, denunciando violazione e falsa applicazione dell'art. 345 c.p.c. nonché degli artt. 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22 legge 27 luglio 1978 n. 392 (equo canone), in riferimento allo art. 360 n. 3 e 5 c.p.c. la ricorrente deduce che la Corte aveva accolto una domanda di pagamento di c