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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
Deliberaz.G.R. Liguria 21/06/2011, n. 714
Deliberaz.G.R. Liguria 21/06/2011, n. 714
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[Premessa]LA GIUNTA REGIONALE RICHIAMATE : - la L.R. 21 luglio 1983 n. 29, recante “Costruzioni in zone sismiche - Deleghe e norme urbanistiche particolari”, così come modificata dalla L.R. 20 ottobre 2006 n. 29, ed, in particolare, l’articolo 1 che prevede, al comma 1, per i Comuni dichiarati sismici con i provvedimenti assunti in applicazione dell’Ordinanza PCM n. 3274/2003 e s.m. e i., che la Giunta regionale, definisca criteri e linee guida in merito agli approfondimenti delle indagini e degli studi geologico-tecnici a corredo degli strumenti urbanistici generali ed attuativi in ragione delle differenti classi di pericolosità sismica attribuite al territo |
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Allegato - Specifiche tecniche relative ai criteri e linee guida regionali, ai sensi dell’art.1, comma 1 della l.r. 29/83, per l’approfondimento degli studi geologico-tecnici e sismici a corredo della strumentazione urbanistica comunale, ad integrazione della DGR n. 471/2010 |
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PremessaLa legge regionale n. 29 del 21 luglio 1983, come modificata dal successivo dispositivo normativo del 20 ottobre 2006 n.29, prevede che la Giunta regionale definisca criteri e linee guida in merito agli approfondimenti delle indagini e degli studi geologico - tecnici a corredo degli strumenti urbanistic |
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1. GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SIMICA ED I RAPPORTI CON LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALELa microzonazione sismica (MS) ha lo scopo di riconoscere ad una scala sufficientemente grande (comunale o sub comunale) le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico di riferimento ovvero le aree ove possono generarsi fenomeni di instabilità |
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Livelli di approfondimento degli studi di microzonazione sismicaGli studi di microzonazione si sviluppano secondo tre livelli crescenti di approfondimento: i livelli 1 e 2 attengono alla pianificazione territoriale mentre il terzo livello, previsto per fornire indicazioni di risposta sismica locale, trova riscontro nella componente attuativa-esecutiva dei piani urbanistici per la definizione dell’azione sismica di progetto ai fini della progettazione delle opere. Quest’ultimo trova, pertanto, applicazione nell’ambito delle analisi previste dalle Norme Tecniche sulle Costruzioni, di cui al DM 14/01/2008, ogni qualvolta non possono essere adottate le procedure semplificate e comunque quando le “categorie di sottosuolo di riferimento” non riescano a rappresentare in maniera adeguata e sufficiente le caratteristiche lito-tecniche dei terreni per i quali viene richiesta l’analisi di risposta simica ai fini delle opere edificatorie. In particolare nell’ambito della predisposizione di strumenti di pianificazione urbanistica a scala comunale risulta che: - il livello 1 presenta un carattere qualitativo, propedeutico a tutti gli studi di MS, e consiste nel raccogliere i dati geologici, geomorfologici, litotecnici di base al fine di suddividere il territorio in “microzone qualitativamente omogenee in termini di prospettiva sismica”, discriminando le aree in cui sono attesi fenomeni di amplificazione sismica e/o suscettibili di instabilità rispetto a quelle dove non si prevedono modifiche dello scuotimento sismico. Tale livello di studio, per le sue proprie peculiarità, si inserisce, quindi, nell’a |
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Ambiti di applicazione della DGR 471/10Per quanto attiene i contenuti degli studi di microzonazione nella definizione degli strumenti urbanistici generali ed attuativi si richiama quanto previsto dalla deliberazione della Giunta Regionale n. 471/2010 che, con gli aggiornamenti conseguenti alla DGR n. 1362/2010 N1, prevede il seguente schema: per tutti i Comuni, obbligo di studio di microzonazione sismica di livello 1; per i Comuni di fascia 3, obbligo di approfondimenti di livello 2 sulle aree oggetto di strumento urbanistico attuativo che risultino e soggette, sulla base degli sudi di 1*livello, ad amplificazione sismica e/o suscettibili di instabilità N2. Per Comuni di fascia 3S, l’obbligo di approfondimenti di livello 2 riguarda tutte le su aree oggetto di strumento urbanistico attuativo. In tale senso, ai fini di una migliore definizione degli elementi funzionali all’ap |
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ASPETTI TECNICO-APPLICATIVI RIGUARDANTI LA MICROZONAZIONE SISMICA di I° e II° LIVELLONel presente paragrafo vengono fornire ulteriori indicazioni metodologiche per la redazione della car |
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La microzonazione sismica di I° LivelloPer la realizzazione della “carta delle microzone omogenee” occorre in primo luogo definire l’area di studio che, come già anticipato, non deve necessariamente comprendere l’intera estensione del territorio comunale e dalla quale devono escludersi le zone dove non si prevedono, o possano prevedersi, trasformazioni territoriali di natura urbanistico-edilizia. La delimitazione dell’area dovrà comunque comprendere la zona d’influenza dei fenomeni geologici che possono interessare l’area da microzonare. Inoltre, dovranno accorparsi opportunamente le aree per evitare la formazione di “buchi” all’interno dell’area di studio e limitare la formazione di “isole” all’esterno di essa. Visto che nella carta di MS di I° livello sono individuate delle microzone a comportamento sismico omogeneo, nell’area di studio dovranno essere distinte le seguenti zone: - zone stabili (zone A), sono quelle aree ove non si ipotizzano effetti locali di alcun tipo ovvero dove il substrato geologico è affiorante o sub-affiorante, con coperture aventi potenza fino a circa 3 m o 5 metri, stando alle più recenti norme tecniche N5, con morfologia pianeggiante o poco inclinata (pendii con inclinazione inferiore a circa 15°). Le zone stabili N6 saranno differenziate in base alla tipologia, alla stratificazione e al grado di frattur |
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Indicazioni per la realizzazione della carta delle microzone omogeneeLa carta di zonizzazione sismica di I° livello scaturisce dalla sovrapposizione logica delle informazioni contenute in diverse carte tematiche di contenuto geologico tecnico, ovvero dei livelli informativi di banche dati a carattere geologico-ambientale esistenti a livello di sistema informativo regionale, e delle risultanze di approfondimenti e studi appositamente condotti. A riguardo, si richiama la legenda tipo della carta delle microzone omogenee (§. 2.3.3 degli ICMS, Parte I e II) contenuta nel documento nazionale “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS)”, la quale, opportunamente implementata sulla base delle casistiche proprie del territorio regionale, è da utilizzarsi come riferimento per la stesura del relativo elaborato cartografico. Con riferimento a quanto indicato nella DGR 471/2008, i “livelli informativi” di base da utilizzarsi per giungere alla redazione della Carta delle Microzone Omogenee in prospettiva sismica (Carta delle MOPS) vengono estrapolati dalle seguenti carte tematiche/banche dati: a. carta geologica; b. carta geomorfologica; c. carta del dissesto idrogeologico ovvero della franosità reale; d. carta litotecnica (o geologico-tecnica); e. carta dell’acclività f. carta delle indagini e logs litostratigrafici, dedotti da dati di sondaggio. Si forniscono, nel seguito, alcune precisazioni circa le cartografie tematiche richiamate nei criteri generali di microzonazione sismica, indicandone il riferimento e le modalità di utilizzo, ovvero i dati da ricercarsi nelle stesse, proponendo, poi, uno schema concettuale di lavoro che permetta di aggregare le informazioni contenute nelle diverse cartografie al fine di ottenere il prodotto cartografico finale, cioè la Carta delle MOPS. Inoltre, si osserva che, poiché la carta delle MOPS costituisce parte della strumentazione urbanistica, alcune delle summenzionate carte di base devono intendersi con riferimento a quelle che già concorrono alla formazione del piano urbanistico generale, ai sensi della l.r. 36/97, secondo le specifiche tecniche della circolare della Regione Liguria n.2077 del 27/04/1988 e sue successive modifiche ed integrazioni. Le carte geologiche e geomorfologiche a corredo degli strumenti urbanistici comunali costituiscono gli elaborati geologici fondanti e sono determinate facendo riferimento ai dati geologici “ufficiali” rappresentati nelle cartografie dei Piani di Bacino Stralcio sull’assetto Idrogeologico vigenti, opportunamente integrate dalle nuove carte geologiche del Progetto CARG, laddove disponibili. Da esse occorre quindi estrarre le informazioni riguardanti la distribuzione delle zone di roccia affiorante o di ridotta copertura che, almeno in un primo momento, vanno inserite tout-court nella zona omogenea A, “zone stabili senza fenomeni di amplificazione”. Le coperture detritiche potenti, i riporti antropici ed i depositi alluvionali vanno, invece, inseriti nella zona omogenea B, “zone stabili suscettibili di amplificazioni locali”. La carta del dissesto idrogeologico, o della franosità reale, trova corrispondenza nell’analoga cartografia dei Piani di Bacino Stralcio sull’assetto Idrogeologico vigenti sul territorio compresi quelli relativi ai bacini del Fiume Po e del Fiume Magra. Inoltre, al fine di una migliore definizione del quadro della franosità del territorio comunale occorre, come nel caso precedente, tenere conto dei nuovi dati contenuti nelle carte del Progetto CARG. Nell’ambito della cartografia dello strumento urbanistico, la carta del dissesto idrogeologico costituisce quindi un “livello informativo” compreso nelle carte geologiche s.l. sopra citate che, ovviamente, trova coerenza con il Piano territoriale sovraordinato. Dal livello informativo rappresentante il quadro dei dissesti a scala comunale occorre estrarre le aree di frana che vanno inserite nella microzona omogenea C, “zone instabili suscettibili di amplificazioni locali”, da suddividersi in diverse subclassi per tipologia e stato di attività. La carta litotecnica (o geologico-tecnica) viene intesa come un’elaborazione intermedia (d |
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La microzonazione sismica di II° LivelloSecondo quanto indicato negli indirizzi nazionali, il livello 2 si pone due obiettivi da raggiungere in sequenza: - compensare alcune incertezze del livello 1 con approfondimenti conoscitivi; - fornire quantificazioni numeriche, con metodi semplificati, della modificazione locale del moto sismico in superficie (zone stabili suscettibili di amplificazioni locali) e dei fenomeni di deformazione permanente (zone suscettibili di instabilità). Il raggiungimento di tali obiettivi potrà comportare la modifica della geometria delle zone individuate precedentemente nella Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (livello 1). Il risultato degli approfondimenti di II° livel |
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Indicazioni per la realizzazione della carta di microzonazione sismicaDi seguito vengono specificate le modalità operative per giungere alla quantificazione numerica degli effetti relativi alle “zone stabili suscettibili di amplificazione locale” e quelle “suscettibili di instabilità”. Come già evidenziato per le “zone stabili” non sono attesi effetti di amplificazione e per questo motivo, sono escluse da analisi ed approfondimenti di secondo livello. Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali Come già detto in precedenza le “zone stabili suscettibili di amplificazione locale” sono quelle aree in cui è atteso un effetto di amplificazione del moto sismico per effetto sia della litologia sia della morfologia locale. 1. Fattori di amplificazione litostratigrafica: vengono determinati tramite lo studio delle funzioni di trasferimento che rappresentano le modifiche (in frequenza ed ampiezza) subite dal segnale sismico a causa dell’attraversamento di materiali più “soffici” sovrapposti ad un substrato rigido. Il prodotto di convoluzione fra la funzione di trasferimento e l’input sismico previsto al substrato determinerà il moto in superficie. Il rapporto tra lo spettro del moto in superficie e quello del moto al bedrock permetterà di determinare il fattore di amplificazione per tutto il range spettrale o per bande di frequenze. Il fattore di amplificazione può essere derivato da rapporti spettrali espressi in termini di accelerazione (FA) o come rapporto tra spettri di velocità del moto del suolo (FV). Per il calcolo della funzione di trasferimento e dei fattori di amplificazione possono essere seguiti diversi approcci che comportano gradi di complessità crescente con conseguenti incrementi dei costi di esecuzione N13. Si ricordi infine che il calcolo del fattore di amplificazione può essere realizzato come rapporto tra parametri di scuotimento integrali (intensità di Housner) o di picco (PGA o PGV). La quantificazione numerica degli effetti di amplificazione litostratigrafica può avvenire anche attraverso una metodologia semplificata che prevede l’utilizzo di “abachi” specifici, i quali restituiscono i valori richiesti in funzione di dati di ingresso quantitativi rappresentativi del modello litostratigrafico del sottosuolo e dei relativi parametri sismici (quantificazione della velocità equivalente delle onde di taglio, VSH, e profilo di velocità dei terreni) da ricavarsi attraverso opportune indagini ed approfondimenti. Nel documento nazionale ICMS, Volume 2, Parte III - § 3.2 e 3.3, sono stati proposti abachi di riferimento che definiscono i fattori di amplificazione degli spettri elastici in superficie per differenti condizioni litostratigrafiche, considerando i due fattori di amplificazione FA e FV da applicare alle ordinate spettrali a basso periodo (FA) e ad alto periodo (FV). Con riferimento alla recente deliberazione regionale n.1362/2010, nella quale il territorio ligure risulta suddivido in zone 3s, 3 e 4, rispettivamente a molto bassa (zona 4) e bassa sismicità (zone 3s e 3), risulta che nell’ambito regionale il valore di input sismico massimo atteso è pari a 0.15 g, per le zone 3s e 3, e 0.05 g, per la zone 4, conseguentemente è possibile utilizzare gli abachi nazionali riferiti al livello energetico di 0.18 g, per le zone 3s e 3 e quelli riferiti al livello energetico di 0.06 g per le zone 4 (vedi § 3.2.4 degli ICMS, Parte III). Si osserva che gli abachi sono rappresentati in forma tabellare, ordinati per litotipo e, rispetto a ciascun litotipo, diversificati per tipo di profilo di velocità delle onde di taglio. Occorre quindi individuare tra i modelli litologici disponibili quello che meglio si adatta al caso di studio, riconducendo la granulometria dei terreni di copertura ai tre possibili casi, a) argille, b) sabbie, c) ghiaie, necessariamente semplificando la colonna stratigrafica e considerando la classe granulometrica prevalente, o più rappresentativa ai fini sismici. Allo stesso modo, anche per l’andamento della velocità delle onde di taglio con la profondità è prevista una semplificazi |
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