D. Min. Infrastrutture e Trasp. 05/11/2001, n. 6792
Sono state approvate, e sono in vigore dal 19 gennaio 2002, le norme tecniche per la progettazione e la costruzione di nuove strade. Il nuovo testo tecnico dovrà trovare applicazione sia per la costruzione di nuovi tronchi stradali che per l’adeguamento di quelli esistenti, salvo che, per le strade esistenti, particolari condizioni locali, ambientali, paesaggistiche, archeologiche o economiche non ne impediscano l’adeguamento. Il decreto non si applica invece alle opere già in corso e a quelle per le quali sia già stato redatto il progetto definitivo. Il decreto non si applica inoltre nel caso in cui la rettifica di strade esistenti in base alle nuove norme possa comportare pericolose ed inopportune discontinuità.
D. Min. Infrastrutture e Trasp. 05/11/2001, n. 6792
Visto l'art. 13 comma 1 del decreto legislativo 30.4.92, n. 285 (Nuovo Codice della strada) e successive modificazioni che prevede l'emanazione da parte del Ministro dei lavori pubblici, sentiti il Consiglio superiore dei lavori pubblici ed il Consiglio nazionale delle ricerche, delle norme funzionali e geometriche per la costruzione, il controllo ed il collaudo delle strade, dei relativi impianti e servizi ad eccezione di quelle di esclusivo uso militare;
Visto l'art. 41, comma 3, del decreto legislativo 30.7.99, n. 300, c
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579051028769
Art. 1.
Sono approvate le norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade di cui al comma 1 dell'art. 13 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 R che si ri
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579051028771
Art. 3.
Nel caso in cui, "per le strade di nuova costruzione,"
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579051028772
Art. 4.
Ove si proceda ad interventi riguardanti la rettifica di strade esistenti per tratti di estesa limita
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579051028773
Art. 5.
Il presente decreto non si applica alle opere in corso ed a quelle per le quali, al momento della sua
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579051028774
Art. 6.
Il presente decreto è inviato alla Corte dei conti per la registrazione ai sensi dell'art. 3,
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579051028775
INTRODUZIONE
In attuazione dell'art. 13 del D. Leg.vo 30 aprile 1992, n. 285 "Nuovo Codice della Strada" e successive modificazioni, il Minist
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579051028776
CAP. 1 - DEFINIZIONI E
RIFERIMENTI NORMATIVI
Si definisce "strada" l'area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali.
Le norme che formano oggetto di questo testo definiscono i criteri per la progettazione degli aspetti funzionali e degli elementi geometrici delle strade, in relazione alla loro classificazione secondo il Codice della strada. La qualificazione funzionale delle strade è basata sui tipi di utenti e di attività ammesse sulle strade stesse, tenuto conto della situazione ambientale in cui esse sono inserite. I criteri di progettazione riguardano gli elementi geometrici dell'asse e della piattaforma delle strade urbane ed extraurbane, affinché la circolazione degli utenti ammessi si svolga con sicurezza e regolarità. Nello specifico, per i veicoli motorizzati le presenti norme perseguono lo scopo di indurre i conducenti a non superare i valori di velocità posti a base della progettazione.
La domanda di trasporto, individuata dal volume orario di traffico, dalla sua composizione e dalla velocità med
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579051028777
CAP. 2 - LE RETI STRADALI
Ai fini di una valorizzazione delle infrastrutture stradali, dal punto di vista della funzionalità e sicurezza, coordinata al rispetto delle risorse ambientali ed allo sviluppo socio-economico dell'area territoriale di inserimento, risulta fondamentale individuare un ordinamento delle strade basato sia sulla funzione ad esse associata nel territorio, sia sulla funzione da esse assolta all'interno della rete stradale di appartenenza.
Il sistema globale di infrastrutture stradali può essere schematizzato come un insieme integrato di reti distinte, ciascuna delle quali costituita da un insieme di elementi componenti che si identificano con le strade (archi), collegate da un sistema di interconnessioni (nodi).
In considerazione di ciò e della necessità di una classificazione funzionale delle strade, prevista dal Codice, risulta quindi indispensabile eseguire una valutazione complessiva delle reti stradali a cui le singole strade possono appartenere e definire per tali reti un preciso rapporto gerarchico basato sull'individuazione della funzione assolta dalla rete nel contesto territoriale e nell'ambito del sistema globale delle infrastrutture stradali.
A tale scopo sono stati individuati alcuni fattori fondamentali che, caratterizzando le reti stradali dal punto di vista funzionale, consentono di collocare la rete oggetto di studio in una classe precisa; essi sono:
- tipo di movimento servito (di transito, di distribuzione, di penetrazione, di accesso); il movimento è da intendersi pure nel senso opposto, cioè di raccolta progressiva ai vari livelli;
- entità dello spostamento (distanza mediamente percorsa dai veicoli);
- funzione assunta nel contesto territoriale attraversato (collegamento nazionale, interregionale, provinciale, locale);
- componenti di traffico e relative categorie (veicoli leggeri, veicoli pesanti, motoveicoli, pedoni, ecc.).
Con riferimento a quanto previsto dalla classificazione funzionale delle strade (ex art. 2 del Codice) ed in considerazione dei quattro fattori fondamentali sopra elencati, si possono individuare nel sistema globale delle infrastrutture stradali i seguenti quattro livelli di rete, ai quali far corrispondere le funzioni riportate nella seguente tabella. Nella stessa tabella è presentata una corrispondenza indicativa tra gli archi della rete e i tipi di strade previsti dal Codice.
RETE
STRADE CORRISPONDENTI SECONDO CODICE
in ambito extraurbano
in ambito urbano
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579051028778
CAP. 3 - CLASSIFICAZIONE DELLE
STRADE E CRITERI COMPOSITIVI DELLA PIATTAFORMA
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579051028779
3.1 Premessa
Conformemente a quanto previsto all'art. 2 del "Codice della strada" (D. Leg.vo 285/92 e suoi aggiornamenti successivi) le strade sono classificate, riguardo alle loro
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579051028780
3.2 Individuazione delle
categorie di traffico
Sulla strada possono circolare, a norma del Codice, tre componenti di traffico: pedoni veicoli e animali.
I veicoli risultano classificati agli articoli 47 e 73 del Codice e sono riassunti nella tabella 3.2.a.
Le funzioni di traffico ammesse per la circolazione sulla sede stradale sono: movimento, sosta di emergenza, sosta, accesso privato diretto.
Il collegamento tra componenti e funzioni di traffico è illustrato nella tabella 3.2.b.
Ai fini di pervenire all'identificazione degli spazi stradali necessari alle diverse componenti di traffico, per assolvere le funzioni previste nel rispetto dei criteri di sicurezza e regolarità della circolazione esposti nel cap. 2, le componenti di traffico, le classi veicolari e le funzioni ammesse sono state raggruppate in quattordici categorie di traffico, omogenee per caratteristiche ed esigenze funzionali (tabella 3.2.c).
Ad ogni categoria corrisponde uno spazio stradale che, nella composizione finale della sezione corrente, potrà essere autonomo o comune a più categorie compatibili.
L'assegnazione delle categorie di traffico ai diversi tipi di strada di cui al paragrafo 3.1., anche tenendo conto delle condizioni dettate dalle norme del Codice, è illustrata nella tabella 3.2.d.
In questa tabella è stata introdotta per certi tipi di strada l'ulteriore distinzione, ammessa dal Codice, tra strada principale e strada di servizio per poter consentire, sulla stessa piattaforma, funzioni di traffico per veicoli appartenenti a categorie non compatibili tra loro.
TAB. 3.2.a - CLASSIFICAZIONE DEI VEICOLI
a) veicoli a braccia
a) spinti o trainati dall'uomo a piedi
b) azionati dalla forza muscolare dello stesso conducente
b) veicoli a trazione animale
a) veicoli destinati principalmente al trasporto di persone
b) veicoli d
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579051028781
3.3 Elementi costitutivi dello
spazio stradale
Ai fini delle presenti norme e tenuto conto dell'art. 3 del Codice, le denominazioni degli spazi stradali hanno i seguenti significati (figura 3.3.a):
BANCHINA: parte della strada, libera da qualsiasi ostacolo (segnaletica verticale, delineatori di margine, dispositivi di ritenuta), compresa tra il margine della carreggiata e il più vicino tra i seguenti elementi longitudinali: marciapiede, spartitraffico, arginello, ciglio interno della cunetta, ciglio superiore della scarpata nei rilevati.
Si distingue in:
"Banchina in destra", che ha funzione di franco laterale destro. È di norma pavimentata ed è sostituita, in talune tipologie di sezione, dalla corsia di emergenza;
"Banchina in sinistra", che è la parte pavimentata del margine interno.
CARREGGIATA: parte della strada destinata allo scorrimento dei veicoli; essa è composta da una o più corsie di marcia; è pavimentata ed è delimitata da strisce di margine (segnaletica orizzontale).
CONFINE STRADALE: limite della proprietà stradale quale risulta dagli atti di acquisizione o dalle fasce di esproprio del progetto approvato; in mancanza, il confine è costituito dal ciglio esterno del fosso di guardia o della cunetta, ove esistenti, o dal piede della scarpata se la strada è in rilevato o dal ciglio superiore della scarpata se la strada è in trincea.
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3.4 Caratteristiche geometriche
e di traffico delle sezioni
Il progetto della sezione stradale consiste nell'organizzazione della piattaforma e dei suoi margini. Tale organizzazione risulta dalla composizione degli spazi stradali definiti, per ogni categoria di traffico, nel paragrafo 3.3. e concepiti come elementi modulari, anche ripetibili.
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3.4.1 Numero delle corsie per
senso di marcia
Esso dipende dalla quantità e qualità dei movimenti richiesti. Il valore indicato non t
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3.4.2 Larghezza delle corsie
La larghezza delle corsie è intesa come la distanza tra gli assi delle strisce che le delimita
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3.4.3 Larghezza del margine
interno e del margine laterale
La larghezza del margine è intesa come distanza tra gli assi delle strisce che delimitano due
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3.4.4 Livello di servizio
Si intende per livello di servizio una misura della qualità della circolazione in corrisponden
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3.4.5 Portata di servizio
La portata di servizio è il valore massimo del flusso di traffico smaltibile dalla strada in c
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3.4.6 Larghezza del marciapiede
La larghezza del marciapiede va considerata al netto sia di strisce erbose o di alberature che di disp
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3.4.7 Regolazione della sosta
Tale voce indica se la sosta è consentita, o meno, sulla piattaforma o in appositi spazi separati connessi opportunamente con la strada principale, con disposizione degli stalli in senso longitudinale o trasversale rispetto la via.
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3.4.8 Regolazione dei mezzi
pubblici
Vengono indicate le condizioni che regolano la possibilità di fermata dei mezzi pubblici e vie
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3.5 Strade locali a
destinazione particolare
Si fa presente che nell'ambito delle strade del tipo locale debbono considerarsi anche strade a destinazione partico
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579051028792
3.6. Esempi di organizzazione
della piattaforma stradale
Per esplicitare il significato delle indicazioni contenute nel paragrafo precedente e nelle tabelle 3.4.a, vengono rappresentati nelle figure 3.6.a - 3.6.i una serie di esempi di piattaforma stradale risultanti dalla composizione di alcuni degli elementi modulari già definiti. Gli elementi marginali e di arredo verranno
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579051028793
CAP. 4 - ORGANIZZAZIONE DELLA
SEDE STRADALE
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579051028794
4.1 Sezione stradale in sede
artificiale
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579051028795
4.1.1 Opere di scavalcamento e
sottopassi
Sulle opere di scavalcamento (ponti, viadotti, sovrappassi) devono essere mantenute invariate le dimensioni degli elementi componenti la piattaforma stradale, relative al tipo di strada di cui fanno parte dette opere. A margine della piattaforma delle strade extraurbane e delle autostrade urbane devono essere predisposti dispositivi di ritenuta (vedi par. 4.3.7) e/o parapetti di altezza non inferiore a m. 1,00 (Fig. 4.1.1.a), (vedi D.M. 4/5/90 "Aggiornamento delle norme tecniche per la progettazione, la esecuzione e il collaudo dei ponti stradali", par. 3.11). Inoltre deve essere valutata l'opportunità di predisporre una adeguata protezione del traffico sottostante, sia esso stradale o ferroviario, con l'adozione di reti di conveniente altezza.
Fig. 4.1.1.a
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579051028796
4.1.2 Gallerie
Per le strade a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico (tipo A, B e D) devono prevedersi gallerie a doppio foro.
Per il tipo A le carreggiate e le banchine in sinistra nonché le corsie di emergenza o banchine in destra, saranno mantenute di dimensioni invariate rispetto l'esterno.
Sul lato destro la corsia di emergenza sarà delimitata da un profilo ridirettivo addossato al piedritto. Analogo provvedimento deve venir adottato a margine della banchina in sinistra. (Fig. 4.1.2.a).
Fig. 4.1.2.a
Per il tipo B le carreggiate, le banchine in destra ed in sinistra conservano le dimensioni dell'esterno.
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579051028797
4.2 Corsie supplementari per
veicoli lenti
Sulle livellette di forte pendenza, soprattutto per quelle di notevole lunghezza, dovrà valutarsi l'opportunità di allargare la sezione trasversale della strada, realizzando una corsia supplementare destinata ai veicoli lenti.
L'introduzione di questa corsia dovrà, in ogni caso, essere giustificata in base ad uno studio che tenga conto:
- del rallentamento subito dai veicoli pesanti sulle rampe, da considerarsi intollerabile se la velocità di detti veicoli si riduce a meno del 50% di quella delle autovetture sulle stesse rampe. Per la valutazione delle suddette velocità, vanno seguiti i criteri esposti al punto 5.4 (diagramma delle velocità), con l'avvertenza che per quanto riguarda le autovetture le velocità si riducono convenzionalmente sulle pendenze uguali o superiori al 6% come nella tabella seguente,
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579051028798
4.3 Elementi marginali e di
arredo della sede stradale
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579051028799
4.3.1 Margine interno
Parte della piattaforma che separa corsie percorse in senso opposto.
Nel caso di strade con carreggiate separate distanziate non più di 12 m, all'interno del margine devono essere collocati dispositivi di ritenuta invalicabili.
Le banchine i
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579051028800
4.3.2 Margine laterale
Parte della piattaforma che separa la carreggiata principale da quella di servizio. Ha le caratterist
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4.3.3 Margine esterno
Parte della sede stradale, esterna alla piattaforma, nella quale trovano sede cigli, cunette, arginel
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579051028802
4.3.4 Cigli e cunette
Le banchine devono essere raccordate con gli elementi marginali contigui dello spazio stradale (scarpate, cunette, marciapiedi ecc.) mediante elementi di raccordo che possono essere costituiti, a seconda delle situazioni, da arginelli, o fasce di raccordo (cigli), destinati ad accogliere eventuali dispositivi di ritenuta o ele
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4.3.5 Marciapiedi.
Oltre quanto indicato al par. 3.4.6, va precisato che per le strade urbane di classe D-E-F, la larghezza dei marciapiedi va comunque determinata in base ai flussi pedonali previsti.
Per strade con velocità di progetto (limite superiore) maggiore di 70 km/h, il marciapiedi va protetto da dispositivi di ritenuta, sistemati come in Fig. 4.1.1.b. e 4.1.2.c. Qualora la velocità prevista sia inferiore al valore sopra indicato, la protezione potrà essere omessa, ma in questo caso il marciapiedi dovrà essere delimitato da un ciglio sagomato, come in Fig. 4.1.1.c. e 4.1.2.e. L'ente proprietario della strada valuterà l'opportunità, in relazione alle condizioni viarie e ambientali locali, di dotare il ciglio del marciapiede di idonee protezioni per la salvaguardia dei pedoni e per impedire il sormonto dei veicoli.
Tutti i marciapiedi ed i passaggi pedonali che si affacciano su carreggiate sottostanti devono essere muniti di rete di protezione alta almeno 2,0 m.
Fig. 4.3.4.a
Fig. 4.3.4.b
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4.3.6. Piazzole di sosta
Le strade di tipo B, C e F extraurbane devono essere dotate di piazzole per la sosta ubicate all'esterno della banchina. Dette piazzole devono avere dimensioni non inferiori a quelle indicate nella figura 4
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579051028805
4.3.7. Dispositivi di ritenuta
ed altri elementi di arredo funzionale
La presente norma non dà specifiche indicazioni circa le barriere stradali di sicurezza in quanto la progettazione, l'omologazione e l'impiego delle stesse è disciplinato dal D.M. n. 223 del 18/2/1992 e successive modificazioni e
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579051028806
CAP. 5 - GEOMETRIA DELL'ASSE
STRADALE
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579051028807
5.1 Distanze di visibilità
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579051028808
5.1.1 Visuali libere
L'esistenza di opportune visuali libere costituisce primaria ed inderogabile condizione di sicurezza della circolazione.
Per distanza di visuale libera si intende la lunghezza del tratto di strada che i
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579051028809
5.1.2. Distanza di visibilità
per l'arresto
Si valuta con la seguente espressione:
dove
D1 = spazio percorso nel tempo t
D2= spazio di frenatura
V0 = velocità del veicolo all'inizio della frenatura, pari alla velocità di progetto desunta puntualmente dal diagramma delle velocità (cfr. par. 5.4) [km/h]
V1 = velocità finale del veicolo, in cui V1 = 0 in caso di arresto [km/h]
i = pendenza longitudinale del tracciato [ % ]
τ = tempo complessivo di reazione (percezione, riflessione, reazione e attuazione) [s]
g = accelerazione di gravità [m/s²]
Ra = resistenza aerodinamica [N]
m = massa del veicolo [kg]
f1 = quota limite del coefficiente di aderenza impegnabile longitudinalmente per la frenatura
r0 = resistenza unitaria al rotolamento, trascurabile [N/kg]
La resistenza aerodinamica Ra si valuta con la seguente espressione :
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579051028810
5.1.3 Distanza di visibilità
per il sorpasso
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579051028811
5.1.4 Distanza di visibilità
per la manovra di cambiamento di corsia
Si valuta lo spazio necessario con la seguente espressione; nella quale i 9,5 secondi comprendono i tempi necessari per percepire e riconoscere la
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579051028812
5.1.5 Applicazioni progettuali
Le distanze di visibilità da verificare dipendono dal tipo di strada in progetto e dall'elemento di tracciato considerato. Indipendentemente però dal tipo di strada e dall'ambito (extraurbano o urbano), lungo tutto il tracciato deve essere assicurata la distanza di visibilità per l'arresto in condizioni ordinarie o con tempi di reazione maggiorati.
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579051028813
5.2 Andamento planimetrico
dell'asse
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579051028814
5.2.1 Criteri di composizione
dell'asse
In genere, nelle strade a unica carreggiata si assume come asse quello della carreggiata stessa; nelle strade a due carreggiate complanari e ad unica piattaforma, l'asse si colloca a metà del margine interno. Negli altri casi occorre considerare due assi distinti.
Nella definizione dell'asse
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579051028815
5.2.2. Elementi del tracciato
planimetrico
Tra due elementi a raggio costante (curve circolari, ovvero rettifilo e curva circolare) deve essere inserita una curva a raggio variabile, lungo la quale generalmente si ottiene la graduale modifica della piattaforma stradale, cioè della pendenza trasversale, e, ove necessario, della larghezza.
La definizione di questi elementi e la loro combinazione è connessa soprattutto ad esigenze di sicurezza.
- Rettifili
Per evitare il superamento delle velocità consentite, la monotonia, la difficile valutazione delle distanze e per ridurre l'abbagliamento nella guida notturna è opportuno che i rettifili abbiano una lunghezza LR contenuta nel seguente limite
LR = 22 x Vp Max [m]
dove Vp Max è il limite superiore dell'intervallo di velocità di progetto della strada, in km/h.
Inoltre, in genere, l'adozione dei rettifili di lunghezza limitata favorisce l'inserimento della strada nell'ambiente.
Un rettifilo, per poter esser percepito come tale dall'utente, deve avere una lunghezza non inferiore ai valori riportati nel
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579051028816
5.2.3 Pendenze trasversali
della piattaforma nei rettifili
La pendenza trasversale in rettifilo nasce dall'esigenza di allontanamento dell'acqua superficiale. A seconda del tipo di strada si adottano le sistemazioni di cui alla figura 5.2.3.a
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579051028817
5.2.4 Pendenze trasversali
della piattaforma in funzione del raggio delle curve circolari e
della velocità
In curva la carreggiata è inclinata verso l'interno. La pendenza trasversale è la stessa su tutta la lunghezza dell'arco di cerchio.
La pendenza massima vale 7% (q = 0,07) per le strade tipo A (urbane ed extraurbane), tipo B, C, F extraurbane e strade di servizio extraurbane; vale 5% per le strade di tipo D e 3,5% per le strade di tipo E ed F urbane, nonché per le strade di servizio delle autostrade urbane e delle strade di scorrimento.
Per la determinazione della pendenza in funzione del raggio è indispensabile stabilire il legame tra la velocità di progetto Vp, la pendenza trasversale in curva ic e la quota parte del coefficiente di aderenza impegnato trasversalmente ft. Dallo studio dell'equilibrio di un veicolo transitante su una curva circolare si ottiene
dove:
Vp = velocità di progetto della curva [km/h]
R = raggio della curva [m]
q = ic/100
ft = quota parte del coeff. di aderenza impegnato trasversalmente
Per quanto riguarda la quota limite del coefficiente di aderenza impegnabile trasversalmente ft max, valgono i valori di seguito riportati. Tali valori tengono conto, per ragioni di sicurezza, che una quota parte dell'aderenza possa essere impegnata anche longitudinalmente in curva.
Velocità km/h
25
40
60
80
100
120
140
aderenza trasv. max imp. ft max per
strade tipo A, B, C, F extra urbane, e
-
0,21
0,17
0,13
0,11
0,10
0,09
relative strade di servizio
aderenza trasv. max imp. ft max per
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579051028818
5.2.5 Curve a raggio variabile
Queste curve sono progettate in modo da garantire:
- una variazione di accelerazione centrifuga non compensata (contraccolpo) contenuta entro valori accettabili;
- una limitazione della pendenza (o sovrapendenza) longitudinale delle linee di estremità della piattaforma;
- la percezione ottica corretta dell'andamento del tracciato.
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579051028819
Verifica del parametro di scala
Criterio 1 (Limitazione del contraccolpo)
Affinché lungo un arco di clotoide si abbia una graduale variazione dell'accelerazione trasversale non compensata nel tempo (contraccolpo c), fra il parametro A e la massima velocità, V (km/h), desunta dal diagramma di velocità, per l'elemento di clotoide deve essere verificata la relazione:
dove:
Trascurando il secondo termine dell'espressione del radicando e assumendo per il contraccolpo il valore limite
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579051028820
5.2.6 Pendenze trasversali
nelle curve a raggio variabile
Lungo le curve a raggio variabile, inserite fra due elementi di tracciato a curvatura costante si realizza il graduale passaggio della pendenza trasversale dal valore proprio di un elemento a quello relativo al successivo (paragrafi 5.2.3 e 5.2.4).
Questo passaggio si ottiene facendo ruotare la carreggiata stradale, o parte di essa, secondo i casi, intorno al suo asse ovvero intorno alla sua estremità interna (Fig. 5.2.6.a).
La rotazione intorno all'asse è generalmente da preferire, ove possibile, perché comporta un minor sollevamento dell'estremità della piattaforma: essa può essere generalmente adottata nelle strade a carreggiata unica a 2 o più corsie e nelle strade a carreggiate separate con spartitraffico di larghezza superiore ai 4 m. Per larghezze minori, allo scopo di evitare che lo spartitraffico acquisti una eccessiva pendenza trasversale, è necessario far ruotare le due vie intorno alle estremità interne delle carreggiate.
Fig. 5.2.6.a
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579051028821
5.2.7 Allargamento della
carreggiata in curva
Allo scopo di consentire la sicura iscrizione dei veicoli nei tratti curvilinei del tracciato, conservando i necessari franchi fra la sagoma limite dei veicoli ed i margini delle corsie, è necessario che nelle curve circolari ciascuna corsia sia allargata di una quantità E, data dalla relazione:
dove:
K = 45
R = raggio esterno (in m) della corsia;
per R > 40 m si può assumere, nel caso di strade ad unica carreggiata a due corsie, il valore del raggio uguale a quello dell'asse della carreggiata. Nel caso di strade a carreggiate separate, o ad unica carreggiata a più di una corsia per senso di marcia, si assume come raggio per il calcolo dell'allargamento quello dell'asse di ciascuna carreggiata o semi carreggiata.
Se l'allargamento E, così calcolato, è inferiore a 20 cm la corsia conserva la larghezza del rettifilo.
Il valore così determinato potrà essere opportunamente ridotto, al massimo fino alla metà, qualora si ritenga poco probabile l'incrocio in curva di due veicoli appartenenti ai seguenti tipi: autobus ed autocarri di grosse dimensioni, autotreni ed autoarticolati.
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579051028822
5.3 Andamento altimetrico
dell'asse
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579051028823
5.3.1 Elementi del profilo
altimetrico
Il profilo altimetrico è costituito da tratti a pendenza costante (livellette) collegati da raccordi verticali convessi e concavi.
Le pendenze massime adottabili per i diversi tipi di strada sono indicate nella tabella seguente
TIPO DI STRADA
AMBITO URBANO
AMBITO EXTRAURBANO
AUTOSTRADA
A
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579051028824
5.3.2 Raccordi verticali
Devono essere eseguiti con archi di parabola quadratica ad asse verticale, il cui sviluppo viene calcolato con l'espressione
dove ∆i è la variazione di pendenza in percento delle livellette da raccordare (Fig. 5.3.2.a) ed Rv è il raggio del cerchio osculatore, nel vertice della parabola, determinato come ai paragrafi seguenti.
Fig. 5.3.2.a
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579051028825
5.3.3 Raccordi verticali
convessi (dossi)
Con riferimento alle distanze di visibilità da verificare in relazione alle situazioni progettuali assunte, e specificate al par. 5.1.5, il raggio minimo del raccordo viene determinato come di seguito.
Siano:
Rv = raggio del raccordo verticale convesso [m]
D = distanza di visibilità da realizzare [m]
∆i = variazione di pendenza delle due livellette, espressa in percento
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579051028826
5.3.4 Raccordi verticali
concavi (sacche)
Con riferimento alla sola distanza di visibilità per l'arresto di un veicolo di fronte ad un ostacolo fisso (par. 5.1.5), ed in mancanza di luce naturale, il raggio minimo del raccordo viene determinato come di seguito.
Siano
Rv = raggio del raccordo verticale concavo [m]
D = distanza di visibilità da realizzare per l'arresto di un
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579051028827
5.4 Diagramma delle velocità
La verifica della correttezza della progettazione comporta la redazione del diagramma di velocità per ogni senso di circolazione.
Come indicato al cap. 2 ed evidenziato nella tabella 3.4.a, ad ogni tipo di strada sono associati un limite inferiore ed uno superiore per le velocità di progetto degli
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579051028828
5.4.1 Lunghezza di transizione
La lunghezza di transizione DT è la lunghezza in cui la velocità, conformemente al modello teorico ammesso, passa dal valore Vp1 a quello Vp2, competenti a due elementi che si succedono. DT
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579051028829
5.4.2 Distanza di
riconoscimento
Per distanza di riconoscimento Dr s'intende la lunghezza massima del tratto di strada entro il quale il conducente può riconoscere eventuali ostacoli e avvenimenti. Essa è funzione della velocità e può essere calcolata in metri con la relazione:
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579051028830
5.4.3 Costruzione del diagramma
delle velocità
Per chiarezza operativa è opportuno predisporre preliminarmente il diagramma delle curvature dell'asse stradale, associandolo alle velocità di progetto nei tratti a curvatura costante e quindi individuando i punti di inizio delle manovre di accelerazione ( O ) e quelli finali per le decelerazioni ( □ ). La distanza D indicata nei grafici successivi assomma le lunghezze dei raccordi di transizione e dell'eventuale rettifilo interposto, il tutto fra i punti di tangenza di due curve circolari successive.
Il diagramma delle velocità si ottiene riportando le DT relative alle manovre di accelerazione o decelerazione dai rispettivi punti di inizio ( O ) o di fine ( □ ).
Come si può osservare nella figura 5.4.3.a avente solo carattere esemplificativo, i casi che si possono presentare dipendono dal rapporto fra le lunghezze D e DT, cioè
D > DT D = DT D < DT
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579051028831
5.4.4 Esame del diagramma delle
velocità
Una volta ottenuto il diagramma di velocità e verificato che le condizioni precedentemente indicate sulle distanze di transizione DT, siano soddisfatte, occorre assicurarsi che il tracciato possa essere ritenuto omogeneo per entrambi i sensi di circolazione.
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579051028832
5.5 Coordinamento
plano-altimetrico
Al fine di garantire una percezione chiara delle caratteristiche del tracciato stradale ed evitare va
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579051028833
5.5.1 Posizione del raccordo
verticale
Quando un raccordo verticale è situato in un tratto ad andamento rettilineo ed è suffic
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579051028834
5.5.2 Difetti di coordinamento
fra elementi planimetrici ed altimetrici
- Occorre evitare che il punto di inizio di una curva planimetrica coincida o sia prossimo con la sommità di un raccordo verticale convesso. Se ciò si verifica, risulta mascherato il cambiamento di direzione in planimetria.
Un miglioramento del quadro prospettico lo si ottiene anticipando l'inizio dell'elemento curvilineo planimetrico quanto più possibile.
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579051028835
5.5.3 Perdita di tracciato
Quando un raccordo concavo segue un raccordo convesso, nel quadro prospettico dell'utente può rimanere mascherato un tratto intermedio del tracciato. Si definisce questa situazione come "perdita di tracciato" (vedi figura 5.5.3.a). Questa perdita può disorientare l'utente quando il tracciato ricompare ad una distanza inferiore a quella riportata nella tabella seguente.
Velocità
25
40
50
60
70
80
90
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Pianificazione delle attività, dimensioni, caratteristiche, ubicazione e distanze da rispettare dentro e fuori dai centri abitati, autorizzazioni (enti competenti, documentazione da produrre, tempistica per il rilascio o il diniego, durata, rinnovo e decadenza, sanzioni, obblighi del titolare, rapporto con le autorizzazioni edilizie), sanzioni.
1. Requisiti generali: 1.1. Classificazione e requisiti del sistema; 1.2. Sostenibilità delle costruzioni; 1.3. Unità di misura; 1.4. Misurazioni; 1.5. Manutenzione e gestione, aspetti generali; 1.6. Manutenzione e gestione di patrimoni immobiliari; 1.7. Urbanistica; 1.8. Gestione del valore; 1.9. Norme generali di progettazione edilizia; 1.10. Appalto e realizzazione dei lavori.
2. Rappresentazione grafica: 2.1. Coordinazione modulare; 2.2. Tolleranze dimensionali; 2.3. Disegno, normativa generale; 2.4. Disegno edile; 2.5. Informazione tecnica e di prodotto.
3. Controllo e assicurazione della qualità: 3.1. Normativa generale; 3.2. Laboratori di prova; 3.3. Metodi di calcolo statistici; 3.4. Sistema aziendale per la qualità; 3.5. Certificazione della qualità.
4. Acustica: 4.1. Potenza sonora delle sorgenti; 4.2. Misurazioni; 4.3. Clima acustico; 4.4. Acustica in edilizia; 4.5. Sistemi di attenuazione del rumore in ambienti; 4.6. Rumore emesso da macchine e apparecchiature; 4.7. Rumorosità degli impianti in edilizia; 4.8. Silenziatori per gli impianti; 4.9. Misure dell’isolamento acustico in opera di edifici e di loro parti; 4.10. Misure dell’isolamento acustico di edifici in laboratorio; 4.11. Acustica delle infrastrutture di trasporto; 4.12. Sistemi di attenuazione del rumore stradale e ferroviario; 4.13. Proprietà vibro-acustiche di elementi resilienti; 4.14. Fibre di vetro per isolamento acustico; 4.15. Altri materiali per isolamento acustico.
5. Isolamento termico e risparmio energetico: 5.1. Norme generali; 5.2. Dati climatici; 5.3. Gestione dell’energia; 5.4. Prestazioni termoigrometriche dei componenti edilizi; 5.5. Prestazioni energetiche degli edifici; 5.6. Prestazioni dei componenti edilizi opachi; 5.7. Prove di laboratorio; 5.8. Isolanti termici per gli impianti; 5.9. Prodotti per l’isolamento termico degli impianti; 5.10. Prove sugli isolanti termici per impianti; 5.11. Sistema isolante a cappotto; 5.12. Isolanti termici per edilizia a base di fibre minerali; 5.13. Isolanti termici per edilizia a base di materie plastiche cellulari; 5.14. Isolanti termici per edilizia a base di poliuretano; 5.15. Isolanti termici per edilizia a base di materiali polimerici; 5.16. Isolanti termici per edilizia a base di polistirene; 5.17. Isolanti termici per edilizia a base di resine fenoliche; 5.18. Isolanti termici per edilizia a base di fibre di vetro; 5.19. Isolanti termici per edilizia a base di vetro cellulare; 5.20. Isolanti termici per edilizia a base di legno; 5.21. Isolanti termici per edilizia a base di argilla e di silicati di calcio; 5.22. Isolanti termici per edilizia a base di cellulosa; 5.23. Prove sui materiali isolanti termici per l’edilizia.
6. Varie: 6.1. Colorimetria; 6.2. Vibrazioni e urti.
7. Sicurezza e igiene del lavoro: 7.1. Normativa generale; 7.2. Ambienti di lavoro; 7.3. Misure nell'ambiente di lavoro; 7.4. Ambienti confinati; 7.5. Ergonomia; 7.6. Esposizione al rumore negli ambienti di lavoro; 7.7. Segnaletica di sicurezza; 7.8. Mezzi di protezione personali, vie respiratorie; 7.9. Mezzi di protezione personali, occhi; 7.10. Mezzi di protezione personali, udito; 7.11. Mezzi di protezione personali, cadute dall’alto; 7.12. Mezzi di protezione personali, elmetti; 7.13. Mezzi di protezione personali, guanti ed indumenti; 7.14. Mezzi di protezione personali, calzature; 7.15. Altri mezzi di protezione; 7.16. Sicurezza del macchinario; 7.17. Attrezzature provvisionali fisse di cantiere; 7.18. Piccola attrezzatura di cantiere; 7.19. Ponteggi e scale; 7.20. Macchine movimento terra; 7.21. Mezzi di sollevamento; 7.22. Gru; 7.23. Catene e funi; 7.24. Mezzi di sollevamento di cantiere per persone; 7.25. Macchine per costruzioni stradali; 7.26. Sistemi di trasporto continuo; 7.27. Macchine per estrazione; 7.28. Macchine per la produzione di calcestruzzo; 7.29. Altri macchinari per costruzioni; 7.30. Esplosivi per uso civile.
8. Protezione antincendio: 8.1. Normativa generale; 8.2. Classificazione dei prodotti per costruzioni; 8.3. Metodologie di prove al fuoco; 8.4. Prove al fuoco su materiali da costruzione; 8.5. Prove al fuoco su materiali tessili; 8.6. Prove al fuoco su prodotti vernicianti; 8.7. Prove al fuoco su elementi non portanti; 8.8. Prove al fuoco su infissi e vetri; 8.9. Prove al fuoco su materie plastiche; 8.10. Prove al fuoco su materie isolanti; 8.11. Prove al fuoco su pavimenti e rivestimenti; 8.12. Prove al fuoco su membrane per impermeabilizzazione; 8.13. Prove su materiali e manufatti strutturali; 8.14. Prove su materiali e manufatti impiantistici; 8.15. Segni grafici di sicurezza; 8.16. Tubazioni ed accessori per impianti antincendio; 8.17. Protezione con agenti estinguenti liquidi; 8.18. Protezione con agenti estinguenti gassosi; 8.19. Protezione con liquidi schiumogeni; 8.20. Altri sistemi di protezione; 8.21. Apparecchi e materiali di estinzione mobili; 8.22. Sistemi di rivelazione e segnalazione incendi.
9. Protezione ambientale: 9.1. Impatto ambientale; 9.2. Materiali per l’edilizia; 9.3. Compatibilità elettromagnetica.
Come impostare, condurre e concludere le procedure di affidamento.
Guida operativa ai RUP e alle strutture di supporto nell'affidamento di servizi e forniture. Analisi dei fabbisogni, programmazione, impostazione delle procedure di gara e gestione delle fasi di affidamento. Focus sul sotto soglia e cenni ai settori speciali.
Analisi sistematica della complessa normativa, richiami giurisprudenziali, prassi e orientamenti finalizzati a garantire la completa operatività delle società partecipate alla luce delle criticità più ricorrenti. Aggiornamento di carattere avanzato indirizzato a professionisto già operanti nel settore.
Analisi degli interventi edilizi di manutenzione o ristrutturazione dai quali discende l’obbligo della dichiarazione di variazione in catasto e aggiornamento della rendita
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6° edizione riveduta e aggiornata
La legislazione Urbanistica - La pianificazione urbanistica comunale - I piani sovracomunali - La normativa tecnica del territorio - I programmi di attuazione - La regolamentazione dell’attività edilizia - La normativa tecnica dell’edilizia - La sostenibilità
PROGETTO - VERIFICA - RECUPERO
Carichi e azioni sulle costruzioni in muratura - Normativa tecnica sulle murature - Prescrizioni per le murature in zona sismica - Valutazione delle costruzioni esistenti e interventi - Progetti svolti su costruzioni esistenti e nuove
Tecniche di calcolo e di misurazione, strumenti - Le forze - Analisi delle sezioni - Normativa tecnica per il calcolo strutturale - Requisiti prestazionali e di sicurezza delle strutture - Approccio al progetto della struttura
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Fogli elettronici affidabili per i calcoli basilari di più frequente utilizzo
ANALISI E COMPARAZIONE TECNICO-ECONOMICA TRA SISTEMI COSTRUTTIVI
I sistemi costruttivi sismoresistenti nelle NTC 2018 - Analisi di un edificio con telaio in cemento armato - Analisi di un edificio a pareti portanti tipo ICF - Analisi di un edificio a pannelli in legno tipo X-Lam - Comparazione tra le varie soluzioni progettuali .
Aggiornato con la circolare applicativa delle NTC2018
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