Sent. C. Cass. civ. 16/08/1993, n. 8726

sul ricorso proposto

[…]

Per la cassazione del decreto del Tribunale di Voghera del 23.2.88 - 24.3.88.

L'Impresa […], avendo costruito, quale appaltatrice, una palazzina in […] per conto della […], conveniva quest'ultima avanti al Tribunale di Voghera chiedendone la condanna al pagamento delle somme dovutele, da determinare in corso di causa, per l'aumento dei costi dell'opera verificatosi durante l'esecuzione del contratto, del costo dei lavori eseguiti extra contratto e di quanto spettantele a titolo di revisione prezzi. In sede istruttoria veniva disposta, tra l'altro, una consulenza tecnica volta all'accertamento e alla quantificazione delle pretese dell'attrice e all'esito dell'opera prestata il Consulente chiedeva la liquidazione dell'onorario formulando le richieste sulla base dell'art. 11 D.P.R. 16 novembre 1983 n. 820. Il G.I. liquidava un onorario globale di lire 6 milioni, oltre a lire 113.000 per spese, ponendone il pagamento a carico di entrambe le parti in misura uguale.

Proponeva reclamo, à sensi dell'art. 11 legge 8 luglio 1980 n.319 l'Immobiliare […] sostenendo che la liquidazione andava fatta invece sulla base dell'art. 12 del citato decreto 820-83, ma il Tribunale rigettava l'opposizione.

Ricorre per cassazione l'Immobiliare […] à sensi dell'art. 111 Cost., nei confronti […], consulente tecnico, e […], con un unico motivo. Resiste, con controricorso, il solo […], mentre […] non si è costituita.

Con l'unico motivo, che denuncia violazione di legge e vizi di motivazione, la ricorrente insiste nel sostenere che il Tribunale avrebbe dovuto liquidare la parcella in base all'art. 12 del decreto del 1983, anzicché dell'art. 11 e che comunque non avrebbe adeguatamente motivato la scelta fatta.

Considerato che l'art. 11 si riferisce a "perizie e consulenze tecniche in materia di costruzioni" e l'art. 12 concerne l'accertamento della rispondenza dell'opera alle prescrizioni di progetti e di collaudi, la ricorrente è d'avviso che fosse applicabile quest'ultimo perché in sostanza, vista la presenza di un compiuto conteggio metrico-estimativo dell'opera, il Consulente altro non doveva fare che verificare se questo computo corrispondesse ai capitolati di lavoro e alle norme da osservare, eseguire le misure e la contabilità dei lavori e provvedere all'aggiornamento e alla revisione dei prezzi. Cioè esattamente alle operazioni previste dall'art. 12. In ogni caso, visto che la questione di applicabilità dell'art. 11 o dell'art. 12 era stata specificamente proposta, il tribunale non aveva spiegato in modo alcuno perché aveva applicato il primo e non il secondo dei suddetti articoli.

Premesso che il ricorso in questa sede avverso il provvedimento che decide sull'impugnazione del decreto del giudice liquidativo del compenso al consulente d'ufficio è proponibile à sensi dell'art.111 Cost., stante il carattere decisorio e definitivo dello stesso (da ultimo vedi sent. n. 7907-90 di questa Sezione), osserva la Corte che l'art. 11 D.P.R. 14 novembre 1983 n. 820 dispone che per le perizie e consulenze "in materia di costruzioni edilizie" (senza ulteriori specificazioni circa il tipo di attività svolta, nella suddetta materia) spetta al perito o al consulente un onorario a percentuale calcolato per scaglioni ecc.; il successivo art. 12 dispone invece che per le perizie e le consulenze tecniche in materia di verifica di rispondenza tecnica alle prescrizioni di collaudo di lavori e di forniture, di misure e contabilità di lavori, di aggiornamento e revisione prezzi spetta al perito o al consulente tecnico un onorario calcolato da un minimo di lire 150.000 a un massimo di lire un milione.

Da ciò deriva che nel presupposto di accertamenti tecnici relativi a costruzioni edilizie, esiste tra le due norme un rapporto di specialità, nel senso che se l'opera prestata rientri nelle specifiche attività previste dall'art. 12 sarà applicabile questo articolo, mentre in caso diverso varrà la norma generale dell'art. 11 (conclusione, questa, dimostrata dalla semplice formulazione letterale delle norme in esame).

Tanto precisato, per accertare se il giudice del merito sia incorso in violazione o, meglio, inesatta applicazione delle disposizioni richiamate, è necessario considerare i termini dell'incarico affidato al consulente, alla stregua degli specifici quesiti postigli che si concretavano nel provvedere alla quantificazione dei lavori eseguiti dall'impresa attrice a favore della società convenuta, tanto contrattualmente quanto extracontrattualmente (1); alla quantificazione dell'incidenza della revisione prezzi, come prevista dal contratto (2) e alla determinazione del costo dell'eliminazione dei difetti evidenziati nell'accertamento tecnico preventivo e comunque del degrado subito dall'immobile in conseguenza e da identificare eventualmente.(3). Orbene se l'incarico sub 2) effettivamente si esauriva nell'applicazione dei criteri contrattuali di revisione prezzi e quindi poteva rientrare nell'art. 12, altrettanto non può dirsi per le altre attività commesse al consulente. Il quale non doveva limitarsi ad un'attività di controllo della rispondenza tra quanto previsto e quanto realizzato dall'esecutore dell'opera (che costituisce oggetto di tutte le attività previste dall'art. 12), ma doveva valutare e quantificare il costo dell'opera, anche in relazione a lavori neppure previsti in contratto, e determinare altresì l'incidenza dei vizi e difetti sul valore dell'opera. Attività quindi ben diverso contenuto e impegno

tecnico-intellettuale, rispetto al più semplice controllo di rispondenza previsto dall'articolo successivo e che, in quanto non prevista specificamente, rientra nell'ambito di "perizie e consulenze tecniche in materia di costruzioni edilizie".

Nè in fatto rileva, come sostiene la ricorrente, la circostanza che esistessero in causa documenti contabili (computo metrico-estimativo ed altri) che potevano facilitare il compito del consulente; essi non potevano certo snaturarlo, atteso che comunque la "stima" (e non il semplice controllo di rispondenza) restava attribuita esclusivamente alla sua valutazione (e responsabilità). Il ricorso va pertanto rigettato, con le conseguenze di legge per le spese di questo giudizio.

La Corte

Rigetta il ricorso.

Condanna la ricorrente […] alle spese di questo giudizio, liquidate in lire 104.450 oltre a lire 900.000 per onorari di avvocato.

Così deciso in Roma 23 ottobre 1992.