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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
Deliberaz.G.R. Lazio 13/05/2011, n. 219
Deliberaz.G.R. Lazio 13/05/2011, n. 219
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[Premessa]LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell’Assessore all’Ambiente e Sviluppo Sostenibile; VISTO lo Statuto della Regione Lazio; VISTA la legge regionale 18 febbraio 2002 n. 6 “Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza e al restante personale regionale”e successive modificazioni; VISTO il regolamento regionale 6 settembre 2002 n. 1 “Regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta Regionale” e successive modificazioni; VISTA la legge regionale 20 novembre 2001, n. 25 “Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione” e successive modificazioni; VISTA la direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, “Direttiva quadro in materia di acque”; VISTO il decreto legislativo 3 aprile 2006, |
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TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUECARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE, DEGLI IMPIANTI A SERVIZIO DI INSTALLAZIONI, DI INSEDIAMENTI ED EDIFICI ISOLATI MINORI DI 50 ABITANTI EQUIVALENTI E DEGLI IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DEI REFLUI DI AGGLOMERATI MINORI DI 2.000 ABITANTI EQUIVALENTI |
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1. DEFINIZIONIAi fini del presente documento si adottano le seguenti definizioni ai sensi dell’art. 74 del d.lgs. 152/2006 e s.m.i.: a) abitante equivalente: il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD 5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno; b) acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche; c) acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento; d) acque reflue urbane: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque refl |
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2. CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE |
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2.1. Aspetti generaliIl decreto legislativo 152/2006 R nell’allegato 5 alla parte terza indica la possibilità di ricorrere all’utilizzo di sistemi di fitodepurazione per il trattamento dei reflui originati da agglomerati inferiori a 2.000 a.e., per i quali deve essere previsto un trattamento degli scarichi appropriato. |
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2.2. Tipologie di impiantiUn impianto di fitodepurazione è un sistema di trattamento degli scarichi con macrofite radicate in cui il suolo è mantenuto saturo d’acqua. L’efficienza del processo depurativo è ottenuta dal concorso delle azioni della componente vegetale, del suolo in cui avvengono importanti interazioni fisiche e chimiche e dei microrganismi che giocano un importante ruolo nella rimozione degli inquinanti. Esistono diverse tipologie di impianti basati sui trattamenti naturali degli scarichi e possono essere c |
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2.3. Caratteristiche costruttive |
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2.3.1 Scelta del sitoGli impianti di fitodepurazione devono essere realizzati ad una distanza minima di 50 m dalle abitazioni e dagli impianti di captazione delle acque, 30 m da qualunque condotta, serbatoio o altra opera destinata al servizio potabile, se non diversamente indicato da norme o regolamenti specifici. È necessario evitare posizioni sfavorevoli dal punto di vista microclimatico (eccessiva ombreggiatura, esposizione che favorisce gelate notturne, ecc.) e idrologico. Devono essere evitate zone in forte pendenza e prevedere la possibilità d’accesso per la manutenzione e la rimozione dei fanghi della fossa Imhoff. L’acceso all’im |
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2.3.2 DivietiNon è consentito immettere nell’impianto acque meteoriche, di superficie, di drenaggio, |
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2.3.3 Elementi costituenti l’impiantoGli impianti di fitodepurazione debbono ricevere acque pretrattate da un impianto in grado di effettuare un trattamento primario. I trattamenti primari che in genere possono essere adottati sono: - grigliatura (generalmente grossolana e media); - dissabbiatura - disoleatura; - fossa Imhoff o sistemi equivalenti. La loro adozione dipende dal tipo di scarichi e dalle dimensioni dell’insediamento da trattare. In caso di utenza domestica con potenzialità non superiore a 100 a.e. si può adottare la sola fossa Imhoff, per dimensionamenti maggiori e a seconda della tipologia del refluo, è necessario adottare anche la grigliatura e/o la dissabbiatura e/o la disoleatura. Detti prettrattamenti dovranno essere adottati, da soli o associati in base alla necessità, in caso di reflui derivanti da attività di ristorazione e/o alberghiera. |
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2.3.4 Dimensioni della vasca di SF a flusso orizzontalePer un corretto funzionamento del sistema a flusso sub superficiale a flusso sommerso orizzontale è molto importante definire la corretta geometria della vasca al fine di evitare rischi di corto circuito idraulico, causa di possibile scorrimento in superficie del refluo che comporta problemi in ordine all’efficienza depurativa e alla salubrità ambientale. Conseguentemente è necessario determinare oltre alla superficie anche l’area trasversale del sistema, attraverso questo p |
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2.3.5 Dimensioni della vasca di SF a flusso verticaleGli impianti SF a flusso verticale sono caratterizzati da un funzionamento prevalentemente aerobico garantito dal un caricamento in modo discontinuo. Il tempo tra le due fasi dipende dalla conducibilità idraulica del medium. In impianti a vasca singola che presentano una conducibilità idraulica verticale kf ≈ 9 -90 md-1, l’intervallo deve essere di circa 6 ore e la durata del caricamento non deve superare i 30 minuti. |
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2.3.6 Sistemi di ingresso e uscita del liquameQuesti dettagli costruttivi hanno importanza fondamentale per garantire un flusso uniforme nella larghezza del letto. Il liquame dopo il trattamento primario v |
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2.4. Gestione e manutenzioneI trattamenti primari dovranno essere svuotati periodicamente con adeguata frequenza a seconda delle dimensioni. I fanghi dovranno essere smaltiti come prescritto dalle norme vigenti. Nei sistemi a flusso sommerso ed in particolar modo quelli orizzontali, è importante che il refluo non ristagni mai sulla superficie. Questo fenomeno può essere sintomo o di una non corretta progettazione o di un apporto di acqua in ingresso eccessivo. Un sovraccarico temporaneo comunque non ne compromette il funzionamento. |
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3. CARATTERISTICHE TECNICHE DEI SISTEMI DI TRATTAMENTO E MODALITÀ DI SMALTIMENTO DI SCARICHI SUL SUOLO O NEGLI STRATI SUPERFICIALI DEL SOTTOSUOLO DI ACQUE REFLUE DOMESTICHE ORIGINATE DA CASE, INSTALLAZIONI E INSEDIAMENTI ISOLATI INFERIORI A 50 A.E., SE NON ALLACCIABILI A RETI FOGNARIE, AI SENSI DEL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE REGIONALE (art. 22, comma 1, lettera a.)Per le case sparse e gli edifici isolati di consistenza inferiore a 50 a.e. da cui si originano acque reflue domestiche, localizzati al di fuori degli agglomerati urbani, ai sensi dell’articolo 22 , comma 1, delle Norme di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque regionale, il trattamento dei reflui deve essere effettuato attraverso evapotraspirazione fitoassistita o subirrigazione. |
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3.1 Fosse settiche tipo Imhoff
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3.2 Dispersione nel terreno mediante la sub-irrigazione
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3.3 Percolazione nel terreno mediante la subirrigazione con drenaggio
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3.4 Dispersione nel terreno mediante pozzi assorbenti
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3.5 Caratteristiche tecniche degli impianti di evapotraspirazione fitoassistitaI trattamenti di evapotraspirazione fitoassistita sono trattamenti basati sul principio degli impianti di fitodepurazione in cui intervengono processi di tipo biologico, che per particolari caratteristiche si prestano ad essere utilizzati con successo in presenza di falde d’acqua superficiali ed in aree soggette a specifiche norme di tutela. Aree sensibili, aree vulnerabili da nitrati ecc. come meglio specificato nelle Norme del Piano di tutela delle Acque regionale. In detti impianti interagiscono meccanismi di fitodepurazione associati alla riduzione di volume del refluo fino ad essere completamente evapotraspirato. L’efficacia e il buon funzionamento di tali tipologie di impianti sono basati su determinati tipi di piante che ben si adattano a vivere e crescere in corpi idrici o in terreni saturi d’acqua, e che per azione diretta e/o per azione dei batteri che colonizzano il loro apparato radicale ed il substrato di coltura circostante, sono in grado di rimuovere la sostanza organica ed i nutrienti, che rappresentano le principali sostanze inquinanti dei liquami domestici. Contemporaneamente la traspirazione dell&rsq |
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4. CALCOLO DEGLI ABITANTI EQUIVALENTIPer poter valutare le dimensioni di un impianto di depurazione dei reflui è necessario calcolare, oltre la portata, gli abitanti equivalenti (a.e.) che deve trattare. L’Abitante Equivalente (a.e.) è definito all’art. 74 comma 1 lett. a) del D.Lgs. 152/06 e all’articolo 2 del presente documento tecnico, come "carico organico biodegradabile avente una richiesta di ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno". Inoltre, il Piano, Volume IV definisce il carico di azoto e fosforo per abitante equivalente. Nello stesso volume del Piano sono riportati anche i dati relativi al calcolo degli a.e. per le attività industriali. |
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5. ACQUE DI PRIMA PIOGGIA E LAVAGGIO DI AREE ESTERNELe modalità di trattamento delle acque di prima pioggia e l’individuazione delle acque di dilavamento e lavaggio di aree esterne sono indicate nell’articolo 24 delle Norme di Attuazione del PTAR. A titolo esemplificativo per definire se il dilavamento delle superfici esterne, ove presenti attività di cui al comma 1 dell’art. 24 delle Norme di Attuazione del Piano, operato dalle acque meteoriche o di lavaggio, può costituire un fattore di inquinamento, il trattamento delle acque di prima pioggia e delle acque di lavaggio deve essere svolto perlomeno nei seguenti settori produttivi e/o attività specifiche: - Industria petrolifera; - Industrie / impianti chimici; - Impianti di produzione e trasformazione dei metalli (impianti di produzione di ghisa e acciaio / fonderie di metalli ferrosi); |
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6. CRITERI PER L’ASSIMILAZIONE DELLE ACQUE REFLUE INDUSTRIALI ALLE ACQUE REFLUE DOMESTICHEAi sensi dell’art. 74 del d.lgs. 152/2006 sono definite: - acque reflue domestiche: le acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche; - acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento. Sono assimilati per legge alle acque reflue domestiche i reflui provenienti da imprese o attività di cui al comma 7 dell’art. 101 del d.lgs. 152/2006 e s.m.i.. Inoltre, in detto articolo al comma 7, lettera e) vengono assimilate a domestiche le acque reflue le cui caratteristiche qualitative sono equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa regionale. All’art. 23 delle Norme di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque Regionali vengono forniti i valori limite che debbono essere rispettati in uno scarico non preventivamente trattato per essere assimilato a domestico. Ai sensi del suddetto articolo 23, sono assimilate a acque reflue domestiche le acque reflue derivanti da attività industriali e artigianali che presentano caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche. L&rs |
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7. TRATTAMENTI APPROPRIATI A
SERVIZIO DI SCARICHI DI AGGLOMERATI
L’allegato 5 alla parte III del d.lgs.152/2006 indica che per gli agglomerati con popolazione equivalente compresa tra 50 e 2000 a.e. è ritenuto auspicabile il ricorso a tecnologie |
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7.1 Impianti a ossidazione totaleLo schema operativo degli impianti ad aerazione prolungata (“Extended Aereation”), non costituisce altro che una particolarizzazione dello schema d’impianto a fanghi attivi semplificato. Infatti non solo risulta eliminata la fase di sedimentazione primaria, ma al comparto di aerazione sono attribuiti tempi di detenzione talmente elevati, che il fango, continuamente riciclato, è soggetto a tempi di aerazione particolarmente lunghi, e subisce una “stabilizzazione” o una “digestione aerobica” o “mineralizzazione” analoga a quella ottenibile con la digestione aerobica separata attuata negli impianti tradizionali a fanghi attivi. Negli impianti ad aerazione prolungata, la stabilizzaz |
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7.2 Impianti a filtri percolatoriIl filtro percolante (o “letto percolatore”, o “biofiltro” o “letto batterico”) è costituito da una massa di materiale (pietrisco, pezzi di carbone coke o materiale sintetico ad elevata superficie di contatto), sostenuto da una piastra forata in materiale anticorrosivo posizionata a 30 cm dal fondo. Il liquame, precedentemente chiarificato e distribuito alla superficie “percola”, cioè scorre sulla superficie dei vari elementi costituenti l’ammasso. L’altezza dello strato filtrante è normalmente sui 2-3 metri, per quanto non manchino anche esempi di filtri con altezza maggiore. Dopo un periodo di applicazione del liquame, dell’ordine di qualche settimana, durante il quale la massa è attraversata dal liquame, sulla superficie del materiale di riempimento gradualmente si forma una pellicola o membrana biologica, cioè uno strato mucillaginoso dello spessore di 2/3 mm, costituito da un’associazione di batteri (specialmente di tipo facoltativo), funghi, protozoi, da alghe (limitatamente alla parte superiore del letto esposta alla luce) e anche da organismi più complessi come vermi ed insetti aderenti al materiale di supporto (processo “a film adeso&rdq |
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7.3 Impianti a disco biologico o biodiscoQuesti sistemi di trattamento sono da utilizzarsi di norma a valle della fossa Imhoff con funzione di sedimentazione primaria. Sono costituiti da un bacino a sezione trasversale semicircolare dove si immergono per circa il 40% i dischi biologici costituiti da materiale plastico posti affacciati e imperniati su un tamburo orizzontale posto in lenta rotazione da un motore elettrico. I dischi hanno un diametro compreso fra 1 e 3 metri a seconda della potenzialità dell’impianto e sono distanziati fra loro di 2 - 3 cm; Il liquame in uscita dalla fossa Imhoff confluisce nel bacino dove sono immersi i immersi i dischi : dopo la fase di avvio sulla superficie dei dischi si sviluppa un membrana biologica dello spessore di 1-3 millimetri. ; |
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7.4 Impianti a fanghi attivi ad alimentazione discontinuaIn inglese sono denominati “Sequencing Batch Reactor” (SBR), sono dei sistemi di trattamento biologici a flusso discontinuo, costituiti da bacini unici (due o più in parallelo) in cui si sviluppano sia i processi biologici (ossidazione/nitrificazione - denitrificazione - rimozione biologica del fosforo) che la fase di sedimentazione e dai quali si provvede altresì all’estrazione dell’effluente depurato e dei fanghi di supero. In un sistema S |
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7.5 Modalità di campionamento per gli impianti di depurazione di acque reflue domestiche/urbane provenienti da insediamenti/agglomerati inferiori a 2.000 a.e.La percentuale di abbattimento, indicata nell’articolo 22, comma 1, lettere b. e c. e comma 2, lettera a., delle Norme di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque, fornisce il livello di efficienza depurativa che ci si deve attendere dalle sopra descritte tipologie di impianti, definite appropriate dalla normativa nazionale per insediamenti ed agglomerati di piccole dimensioni e tale percentuale di norma è riconducibile ad una concentrazione definita di inquinanti allo scarico. |
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO1. Delibera Interministeriale 4 febbraio 1977; |
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BIBLIOGRAFIA1. E. de Fraja Frangipane, R. Vismara - Quaderni di Ingegneria Ambientale “Aspetti generali e gestionali dei piccoli impianti di depurazione”. N.19 - Ed. C.I.P.A. s.r.l. - 1994; |
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