Sent. C. Cass. civ. 24/05/1996, n. 4770

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE II

Con atto di citazione 9.10.1982, Mario Veronesi, premesso che era proprietario di un immobile in Caprino Veronese affacciantesi su una corte comune, e che le sorelle Nella e Adelaide Cristini, proprietarie di altro immobile prospiciente sulla stessa corte, avevano ampliato il loro edificio occupando parte della corte stessa, senza richiedere il suo consenso e senza osservare le distanze legali, aprendo vedute direttamente sul poggiolo della scala dell'edificio di sua proprietà; conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale di Verona le suddette sorelle Cristini al fine di sentirle condannare all'arretramento dell'ampliamento dell'edificio e alla chiusura delle vedute.

Con il primo motivo, denunciando violazione e falsa applicazione di norma di diritto ex art. 360 n. 3 c.p.c. in relazione agli artt. 1321 e 1218 c.c. e alla normativa che regola le conseguenze dell'inadempimento contrattuale, ricorrente sostiene che, essendo stato trasfuso nell'accordo 23.4.1967 il regolamento dei reciproci interessi, il Veronesi sarebbe stato soltanto creditore dell'obbligo che l'ampliamento venisse eseguito in un certo modo. Conseguentemente la violazione di tale obbligo da parte della Cristini, per aver costruito in modo difforme, avrebbe dovuto comportare la sanzione non della demolizione ma del risarcimento del danno.

Con il secondo motivo, denunciando violazione e falsa applicazione di norma di diritto ex art. 360 n. 3 c.p.c., nonché omessa motivazione ex art. 360 n. 5 c.p.c. in relazione all'art 938 c.c., si assume che, trattandosi di occupazione in buona fede di parte di suolo contiguo della corte comune, la costruzione, in base all'accessione invertita, avrebbe dovuto essere ritenuta legittima e la Cristini tenuta a pagare il doppio del valore della superficie occupata, oltre il risarcimento dei danni.

Con il terzo motivo, denunciando violazione e falsa applicazione, in relazione all'art. 360 n. 3 c.p.c., dell'art. 873 c.c. e dell

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali, che liquid