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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
D. Min. Ambiente e Tutela Terr. e Mare 17/10/2007
D. Min. Ambiente e Tutela Terr. e Mare 17/10/2007
D. Min. Ambiente e Tutela Terr. e Mare 17/10/2007
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[Premessa]IL MINISTRO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE Vista la direttiva n. 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici; Vista la direttiva n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche; Vista la legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni, «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio»; Vista la deliberazione del 2 dicembre 1996 del Comitato per le aree naturali protette pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 1997; Visto il decr |
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Art. 1 - FinalitàIl presente decreto integra la disciplina afferente la gestione dei siti che formano la rete Natura 2000 in attuazione delle direttive n. 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 e n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, dettando i criteri minimi uniformi sulla cui base le regioni e le province autonome a |
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Art. 2 - Definizione delle misure di conservazione per le Zone speciali di conservazione (ZSC)1. I decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di designazione delle ZSC, adottati d'intesa con ciascuna regione e provincia autonoma interessata, secondo quanto previsto dall'art. 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 R, e successive modificazioni, indicano il riferimento all'atto con cui le regioni e le province autonome adottano le misure di conservazione necessarie a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat e le specie per i quali il sito è stato individuato, conformemente agli indirizzi espressi nel decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 3 settembre 2002 «Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000» e alle disposizioni del presente decreto, assicurando la concertazione degli attori economici e sociali del territorio coinvolto. Eventuali modifiche alle misure di conservazione, che si rendessero necessarie sulla base di evidenze scientifiche, sono adottate dalle regioni e dalle province autonome e comunicate entro i trenta giorni successivi al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. 2. Le misure di conservazione previste nei rispettivi decreti di designazione per le ZSC o per le loro porzioni ricadenti all'interno di aree naturali protette o di aree marine protette di rilievo nazionale istituite ai sensi della legislazione vigente, sono individuate ad eventuale integrazione delle misure di salvaguardia ovvero delle previsioni normative definite dai rispettivi strumenti di regolamentazione e pianificazione esistenti. 3. Entr |
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Art. 3 - Definizione delle misure di conservazione per le Zone di protezione speciale (ZPS)1. Le misure di conservazione ovvero gli eventuali piani di gestione previsti dall'art. 4 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 R, e successive modificazioni, sono adottati ovvero adeguati dalle regioni e dalle province autonome con proprio atto entro tre mesi dall'entrata in vigore del presente decreto, sulla base degli indirizzi espressi nel decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 3 settembre 2002 «Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000», nonchè dei criteri minimi uniformi d |
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Art. 4 - Individuazione di tipologie ambientali di riferimento per le ZPS1. Tenuto conto dei criteri ornitologici indicati nella direttiva n. 79/409/CEE e delle esigenze ecologiche delle specie presenti nelle diverse ZPS, sono individuate le tredici tipologie ambientali di riferimento di seguito elencate: ambienti aperti alpini; ambienti forestali alpini; ambienti aperti delle montagne mediterrane |
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Art. 5 - Criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione per tutte le ZPS1. Per tutte le ZPS, le regioni e le province autonome, con l'atto di cui all'art. 3, comma 1, del presente decreto, provvedono a porre i seguenti divieti: a) esercizio dell'attività venatoria nel mese di gennaio, con l'eccezione della caccia da appostamento fisso e temporaneo e in forma vagante per due giornate, prefissate dal calendario venatorio, alla settimana, nonchè con l'eccezione della caccia agli ungulati; b) effettuazione della preapertura dell'attività venatoria, con l'eccezione della caccia di selezione agli ungulati; c) esercizio dell'attività venatoria in deroga ai sensi dell'art. 9, paragrafo 1, lettera c), della direttiva n. 79/409/CEE; d) utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all'interno delle zone umide, quali laghi, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d'acqua dolce, salata, salmastra, nonchè nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009; e) attuazione della pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell'attività di controllo demografico delle popolazioni di corvidi. Il controllo demografico delle popolazioni di corvidi è comunque vietato nelle aree di presenza del lanario (Falco biarmicus); f) effettuazione di ripopolamenti faunistici a scopo venatorio, ad eccezione di quelli con soggetti appartenenti a sole specie e popolazioni autoctone provenienti da allevamenti nazionali, o da zone di ripopolamento e cattura, o dai centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale insistenti sul medesimo territorio; g) abbattimento di esemplari appartenenti alle specie pernice bianca (Lagopus mutus), combattente (Philomacus pugnax), moretta (Aythya fuligula); h) svolgimento dell'attività di addestramento di cani da caccia prima del 1° settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria. Sono fatte salve le zone di cui all'art. 10, comma 8, lettera e), della legge n. 157/1992 Rsottoposte a procedura di valutazione positiva ai sensi dell'art. 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 R, e successive modificazioni, entro la data di emanazione dell'atto di cui all'art. 3, comma 1; i) costituzione di nuove zone per l'allenamento e l'addestram |
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Art. 6. - Criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione per tipologie di ZPSIn relazione alla assegnazione delle ZPS alla tipologia ambientale di riferimento, di cui all'art. 4 del presente decreto, le regioni e le province autonome, con l'atto di cui all'art. 3 comma 1, provvedono a porre i seguenti: 1. ZPS caratterizzate dalla presenza di ambienti aperti alpini. Regolamentazione di: circolazione su strade ad uso forestale e loro gestione, evitandone l'asfaltatura salvo che per ragioni di sicurezza e incolumità pubblica ovvero di stabilità dei versanti; escursionismo ai sentieri negli ambienti d'alta quota; uso di eliski e motoslitte; avvicinamento a pareti occupate per la nidificazione da gipeto (Gypaetus barbatus), aquila reale (Aquila chrysaetos), falco pellegrino (Falco peregrinus), gufo reale (Bubo bubo) e gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), mediante elicottero, deltaplano, parapendio, arrampicata libera o attrezzata e qualunque altra modalità; tagli selvicolturali nelle aree che interessano i siti di nidificazione delle specie caratteristiche della tipologia ambientale, in connessione alle epoche e alle metodologie degli interventi e al fine di non arrecare disturbo o danno alla loro riproduzione. Attività da favorire: mantenimento delle attività agrosilvopastorali estensive e in particolare il recupero e la gestione delle aree aperte a vegetazione erbacea; mantenimento e recupero delle aree a prato pascolo; pastorizia, evitando il sovrapascolo; attività tradizionale di coltivazione dei prati magri di media montagna; manutenzione e ripristino dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra; mantenimento e recupero delle aree a vegetazione aperta; pastorizia estensiva nei pascoli marginali di media e bassa quota. 2. ZPS caratterizzate dalla presenza di ambienti forestali alpini. Obblighi e divieti: obbligo di integrazione degli strumenti di gestione forestale al fine di garantire il mantenimento di una presenza adeguata di piante morte, annose o deperienti, utili alla nidificazione ovvero all'alimentazione dell'avifauna. Regolamentazione di: circolazione su strade ad uso forestale e loro gestione, evitandone l'asfaltatura salvo che per ragioni di sicurezza e incolumità pubblica ovvero di stabilità dei versanti; tagli selvicolturali nelle aree che interessano i siti di nidificazione delle specie caratteristiche della tipologia ambientale, in connessione alle epoche e alle metodologie degli interventi e al fine di non arrecare disturbo o danno alla loro riproduzione; avvicinamento a pareti occupate per la nidificazione da gipeto (Gypaetus barbatus), aquila reale (Aquila chrysaetos), falco pellegrino (Falco peregrinus), gufo reale (Bubo bubo) e gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), mediante elicottero, deltaplano, parapendio, arrampicata libera o attrezzata e qualunque altra modalità; attività forestali in merito all'eventuale rilascio di matricine nei boschi cedui, alla eventuale indicazione di provvigioni minime o riprese massime, di estensione ed epoca degli interventi di taglio selvicolturale, di norme su tagli intercalari; apertura di nuove strade e piste forestali a carattere permanente. Attività da favorire: conservazione del sottobosco; attività agrosilvopastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la presenza di radure e chiarie all'interno delle compagini forestali; conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali; mantenimento di una presenza adeguata di piante morte, annose o deperienti, utili alla nidificazione ovvero all'alimentazione dell'avifauna; mantenimento degli elementi forestali, nei pressi di bacini idrici naturali e artificiali; manutenzione, senza rifacimento totale, dei muretti a secco e dei manufatti in pietra esistenti e realizzazione di nuovi attraverso tecniche costruttive tradizionali; gestione forestale che favorisca l'evoluzione all'alto fusto e la disetaneità e l'aumento della biomassa vegetale morta; conservazione di radure e chiarie all'interno delle compagini forestali; mantenimento degli elementi forestali, anche di parcelle di ridotta estensione, nei pressi di bacini idrici naturali e artificiali. 3. ZPS caratterizzate dalla presenza di ambienti aperti delle montagne mediterranee. Regolamentazione di: circolazione su strade ad uso forestale e loro gestione, evitandone l'asfaltatura salvo che per ragioni di sicurezza e incolumità pubblica ovvero di stabilità dei versanti; avvicinamento a pareti occupate per la nidificazione da capovaccaio (Neophron percnopterus), aquila reale (Aquila chrysaetos), aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), falco pellegrino (Falco peregrinus), lanario (Falco biarmicus), grifone (Gyps fulvus), gufo reale (Bubo bubo) e gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) mediante elicottero, deltaplano, parapendio, arrampicata libera o attrezzata e qualunque altra modalità; tagli selvicolturali nelle aree che interessano i siti di nidificazione delle specie caratteristiche della tipologia ambientale, in connessione alle epoche e alle metodologie degli interventi e al fine di non arrecare disturbo o danno alla loro riproduzione; pascolo al fine di ridurre fenomeni di eccessivo sfruttamento del cotico erboso, anche per consentire la transumanza e la monticazione estiva. Attività da favorire: mantenimento delle attività agrosilvopastorali estensive e in particolare recupero e gestione delle aree a prato permanente e a pascolo; mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva. |
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Art. 7 - Termini per le regolamentazioniLe regolamentazioni previste agli articoli 5 e 6 dovranno essere adottate dalle regioni e le province |
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Art. 8 - Clausola di salvaguardia.Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano provvedono alle finalit&agra |
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Allegato 1 - DESCRIZIONE DELLE TIPOLOGIE AMBIENTALI DI RIFERIMENTO PER LE ZPS |
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1. Ambienti aperti alpini |
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Specie ornitiche caratteristicheBiancone (Circaetus gallicus), Aquila reale (Aquila chrysaetos), Gipeto (Gypaetus barbatus), Pernice |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa praterie alpine d'alta quota, sia primarie che secondarie, nonchè tutti gli ambienti aperti di montagna come pascoli, pietraie ed aree cespugliose (ad esempio Ontano verde, Pino mugo, Rododendro eccetera). I cambiamenti socioeconomici verificatisi dal dopoguerra nel territorio delle Alpi hanno avuto come conseguenza principale l'abbandono di molte zone montane, la modifica delle attività agrosilvopastorali e il diffondersi di una fruizione turistica del territorio |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di habitat idoneo: 1.1. aree e versanti a solatio, occupati da vegetazione rada o cespugliata (Biancone); 1.2. vegetazione erbacea, inframmezzata da pietraie, sfasciume di roccia e materiale morenico oltre la fascia degli arbusti contorti (Pernice bianca); 1.3. versanti a vegetazione cespugliata, oltre il limite della vegetazione arborea (Gallo forcello); 1.4. pendii erbosi ad elevata acclività. Quelli a solatio svolgono u |
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2. Ambienti forestali alpini |
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Specie ornitiche caratteristicheFalco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Tetraonidi (Tetrao tetrix, Tetrao urogallus, Bonasa bonasia), Ci |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia caratterizzata da rilevanti porzioni di ambienti forestali rappresentativi delle diverse tipologie vegetazionali alpine. Le attività silvicolturali legate alla produzione di legname sono la principale possibile fonte di turbativa ambientale a danno dell'ornitofauna. In particolare il taglio può avere effetti diretti eliminando siti idonei all'alimentazione, quali piante annose e marcescenti (Picidi), e alla nidificazione (Picchio nero, Civetta nana, Civetta Capogrosso). La modificazione strutturale e di composizione delle foreste può localmente incidere sull'idoneità per alcune specie (in primis Gallo cedrone, secondariamente Francolino di monte). La conduzione dell'attività silvicolturale determina nel contempo un generale periodico disturbo, per la maggior presenza dell'uomo durante le operazioni di esbosco. Inoltre la necessit |
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3. Ambienti aperti delle montagne mediterranee |
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Specie ornitiche caratteristicheAquila reale (Aquila chrysaetos), Grifone (Gyps fulvus), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Coturni |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa i siti montani ed alto-collinari caratterizzati da ambienti aperti quali praterie (per lo più secondarie |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di habitat idoneo: 1.1. Aquila reale: ambiti rupestri e vaste praterie primarie e secondarie prive di disturbo antropico; 1.2. Grifone, Falco pellegrino: ambiti rupestri privi di disturbo antropico; 1.3. Coturnice: vasti cespuglieti dell'orizzonte subalpino e di praterie primarie e secondarie prive di disturbo antropico ed interdette all'attività venatoria; 1.4. Quaglia: altopiani del piano montano coltivati o pascolati in forme tradizionali, con assenza di pressione venatoria nel periodo riprodutti |
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4. Ambienti forestali delle montagne mediterranee |
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Specie ornitiche caratteristicheFalco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Nibbio reale (Milvus milvus), Ast |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa le aree propriamente forestali dell'Italia peninsulare e delle isole maggiori. Si tratta per lo più di faggete e querceti concentrati lungo la dorsale appenninica e in altre zone montuose. Sono stati inclusi i |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di habitat idoneo: 1.1. Falco pecchiaiolo: boschi planiziali e collinari, generalmente aperti, di latifoglie dai 0 ai 1500 m s.l.m., preferibilmente fustaie di Castagno e Faggio di media e vasta estensione, inframmezzati da aree aperte con presenza |
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5. Ambienti misti mediterranei |
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Specie ornitiche caratteristicheFalco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Nibbio reale (Milvus milvus), Grifone (Gyps fulvus), Capovaccaio (Neophron percnopterus), Biancone ( |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa una vasta gamma di paesaggi, anche molto diversificati tra loro, raggruppati in una tipologia unica in quanto caratterizzati per lo più da specie tipicamente mediterranee e da una se |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di habitat idoneo: 1.1. mosaici di pascoli e coltivi con ricca entomofauna, in particolare Imenotteri sociali e Ortotteri (Falco pecchiaiolo); 1.2. mosaici di pascoli con coltivi come aree di alimentazione e boschi adatti alla nidificazione (Nibbio bruno, Nibbio reale); 1.3. mosaici di pascoli con abbondanza di bestiame allo stato brado con presenza di falesie indisturbate. Macchia mediterranea alta con abbondanti popolazioni di ungulati selvatici, in particolare di Cervo e Cinghiale (Grifone); |
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6. Ambienti steppici |
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Specie ornitiche caratteristicheGrillaio (Falco naumanni), Albanella minore (Circus pygargus), Biancone (Circaetus gallicus), Capovac |
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Descrizione generale della tipologiaGli ambienti «steppici» italiani sono costituiti da paesaggi seminaturali aridi, caratterizzati dal predominio della vegetazione erbacea. Questi ambienti, formatisi nei secoli in seguito all'esercizio del pascolo, primariamente ovino, rappresentano attualmente una delle tipologie |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Presenza di habitat idoneo (tutte le specie): 1.1. associazioni vegetali di tipo steppico semiarido sfruttate a pascolo, per lo più ovino e stagionale (ad esempio Asphodeletum); |
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7. Colonie di uccelli marini |
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Specie ornitiche caratteristiche.Berta maggiore (Calonectris diomedea), Berta minore (Puffinus yelkouan), Uccello delle tempeste (Hydr |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa i siti costieri ospitanti colonie di uccelli marini. Allo stato attuale, buona parte delle colonie di uccelli marini e di Falco della Regina incluse nei siti è localizzata su piccole isole, spesso in siti impervi, di difficile accesso o comunque scarsamente adatti alla frequentazione turistica. |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di habitat adatto. Berte e Uccello delle tempeste necessitano di isole o tratti di costa ripidi e caratterizzati dalla presenza di grotte, piccole cavità e/o accumuli di grossi massi (esempio frane consolidate) sotto i quali scavare il nido. Il Marangone dal ciuffo e il Falco della Regina nidificano tipicamente in cavità di falesie isolate. Il Gabbiano corso si insedia su piccole isole, anche rocciose, con ridotta presenza di Gabbiano reale. La presenza di pareti rocciose con tafoni e cenge risulta indispensabile alla nidificazione del Falco della Regina e del Marangone dal ciuffo; tali ambienti vengono invece selezionati dalle altre specie solo quando l'eccessivo disturbo o la predazione impediscono la coloni |
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8. Zone umide |
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Specie ornitiche caratteristicheStrolaghe (Gavia spp.), Svassi (Podiceps spp.), Marangone minore (Phalacrocorax pygmaeus), Fenicotter |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa tutte le zone umide, sia salmastre che di acqua dolce. Si tratta di un'ampia categoria che include ambienti anche diversificati quali ad esempio saline, lagune, valli da pesca, laghi, invasi artificiali. Fa parte di questa tipologia il sistema di zone umide costiere dell'alto Adriatico, che si estende quasi ininterrottamente tra Trieste e Cervia, comprendendo una vasta gamma di tipologie ambientali d'acqua dolce, salmastra e salata (rami fluviali, lagune, valli da pesca, saline e bacini d'acqua dolce), spesso strettamente interconnesse, che rappresentano uno dei sistemi ambientali di maggior importanza per l'avifauna a livello europeo. L'area è altresì caratterizzata da estesi prosciugamenti, effettuati a partire dalla fine del 1800, che hanno interrotto la continuità del complesso delle zone umide costiere. Attualmente tutte le zone umide sono delimitate da argini, essendo scomparse quelle vaste superfici di stagni e bassure temporaneamente sommerse dall'autunno alla primavera che costituivano il naturale contorno di molte valli fino agli anni '30-'50 del 1900. Le bonifiche a scopi agricoli hanno determinato anche la fine de |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di siti idonei per la nidificazione in aree con buona disponibilità di risorse trofiche. Fattore importante per tutte le specie considerate e in particolare per le specie coloniali (Marangone minore, Fenicottero, Spatola, Mignattaio, parte degli Ardeidi, Sternidi, Limicoli, Pernice di mare): 1.1. Spatola, Mignattaio, Marangone minore, Airone cenerino, Nitticora, Airone bianco maggiore, Garzetta, Airone guardabuoi, Sgarza ciuffetto nidificano sia su alberi e arbusti sia in canneti in aree tranquille o comunque difficilmente raggiungibili da predatori e dall'uomo; 1.2. Airone rosso, Tarabuso e Tarabusino nidificano esclusivamente in canneti; 1.3. gli Svassi necessitano di zone umide con vegetazione acquatica galleggiante, semisommersa ed emergente su cui e con la quale costruire |
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9. Ambienti fluviali |
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Specie ornitiche caratteristicheArdeidi (Ardeidae), Anatidi (Anatidae), Falco di palude (Circus aeruginosus), Nibbio bruno (Milvus mi |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa i siti fluviali di maggior rilevanza per l'avifauna. La maggior parte di tali aree è situata in territori pianeggianti caratterizzati da elevata densità di popolazione e grado di urbanizzazione tra i più elevati in Europa e nel mondo, nei quali la libera evoluzione dei corsi d'acqua è stata massivamente contrastata ed impedita. Ciò ha comportato la progressiva scomparsa di lanche e zone umide lentiche entro le golene, la drastica riduzione dell |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di siti idonei per la nidificazione in aree con buona disponibilità di risorse trofiche. Fattore importante per tutte le specie considerate e, in particolare, per le specie coloniali di Ardeidi, Sternidi e Limicoli e per Gruccione e Topino. 1.1. Airone cenerino, Nitticora, Airone bianco maggiore, Garzetta, Airone guardabuoi e Sgarza ciuffetto nidificano sia su alberi e arbusti sia in canneti in aree tranquille o, comunque, difficilmente raggiungibili dai predatori e dall'uomo. In Pianura Padana spesso utilizzano anche pioppeti coltivati maturi; 1.2. Airone rosso, Tarabuso e Tarabusino nidificano esclusivamente in canneti; |
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10. Ambienti agricoli |
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Specie ornitiche caratteristicheArdeidi (Ardeidae), Albanelle (Circus spp.), Falco cuculo (Falco vespertinus), Pernice di mare (Glare |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che raggruppa le zone agricole della Pianura Padana e di altre aree intensamente coltivate, caratterizzate prevalentemente da seminativi e in minor parte da prati, con una discreta presenza di elementi naturali quali siepi, filari alberati e piccoli bacini. In tali ambienti, che offrono condizioni complessivamente favorevoli anche grazie ad una scarsa urbanizzazione e ad un minore impatto infrastrutturale (strade, ferrovie, linee elettriche eccetera), sono state meglio conservate ovvero ripristinate le caratteristiche ambientali e paesaggistiche tipiche del territorio rurale di pianura fino agli anni '50-'60 del 1900. È da questo periodo infatti che sono avvenuti: |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di siti idonei per la nidificazione in aree con buona disponibilità di risorse trofiche. Fattore importante per tutte le specie considerate e in particolare per Albanelle, Falco cuculo, Pernice di mare. |
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11. Risaie |
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Specie ornitiche caratteristicheCicogna bianca (Ciconia ciconia), Mignattaio (Plegadis falcinellus), Spatola (Platalea leucorodia), T |
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Descrizione generale della tipologiaLe risaie sono un ambiente artificiale che ospita una ricca avifauna acquatica. Questa coltura, per alcune specie, costituisce un habitat alternativo alle zone umide naturali da tempo presenti solo in modo residuale. Le coltivazioni risicole sono concentrate in Italia in pochi comprensori di cui quello di |
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Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche1. Disponibilità di habitat (tutte le specie): 1.1. coltivazione di riso sottoposta ad allagamento nella stagione primaverile; 1.2. canali c |
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12. Corridoi di migrazione |
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Specie ornitiche caratteristicheCicogna bianca (Ciconia ciconia), Cicogna nera (Ciconia nigra), Gru (Grus grus), Falco pescatore (Pan |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia coincidente con le aree, comunemente definite «bottle-neck», in cui si concentra il |
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13. Valichi montani, isole e penisole rilevanti per la migrazione dei passeriformi e di altre specie ornitiche |
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Specie ornitiche caratteristicheTortora (Streptopelia turtur), Gruccione (Merops apiaster), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Topino (Riparia riparia), Calandro (Anthus campestris), Codirosso (Poenicurus phoenicurus), Saltimpalo (Saxicola |
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Descrizione generale della tipologiaTipologia che comprende i siti interessati da flussi migratori di uccelli, in particolare ma non escl |
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