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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
Ultimazione dell’opera ai fini del condono edilizio
Nel caso di specie si trattava del secondo condono edilizio che prevede la possibilità di sanare le opere abusive ultimate entro il 31/12/1993 (art. 39, L. 724/1994). Tale articolo ha esteso la applicazione delle disposizioni della L. 47/1985 alle opere abusive ultimate entro il 31/12/1993 non superiori, per ordine di grandezza, alle volumetrie in essa indicate. L'art. 31, comma 2, L. 47/1985, specifica che si intendono ultimati gli edifici nei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura. Secondo il ricorrente l'opera non era stata ultimata entro il 31/12/1993 in conseguenza di un provvedimento giurisdizionale (sequestro).
NON CONDONABILITÀ DI OPERE PRIVE DI TAMPONATURE - In proposito C. Cass. pen. 18/09/2024, n. 35006 ha ribadito il principio secondo il quale deve essere esclusa l'ultimazione del rustico in assenza delle tamponature perimetrali, poiché la costruzione al rustico è l'insieme delle strutture portanti e di tamponamento di un edificio, tale da rendere individuabile il volume. Con specifico riferimento al condono del 1994, la Corte ha ribadito che la nozione di "ultimazione" dell'immobile ai fini dell'applicazione della sanatoria edilizia deve comprendere anche le tamponature dei muri che rientrano sicuramente nel concetto di "rustico" di cui si richiede l'ultimazione indipendentemente dal fatto che siano o debbano essere eseguite in muratura o con pannelli prefabbricati, né può trovare applicazione qualunque altra regolamentazione che modifichi, con il significato della norma, il contenuto del precetto penale.
Tali principi sono stati ribaditi anche in relazione al condono del 2003, per il quale è necessario che entro il termine del 31/03/2003 sia stato eseguito il rustico e completata la copertura.
In termini più generali:
- la realizzazione al rustico del manufatto, rilevante ai fini dell'assoggettabilità temporale dello stesso al condono, comporta il necessario completamento della copertura e il tamponamento dei muri perimetrali;
- per edificio al rustico si intende un'opera mancante solo delle finiture quali infissi, pavimentazioni, tramezzature interne, ma necessariamente comprensiva delle tamponature esterne, che realizzano in concreto i volumi, rendendoli individuabili ed esattamente calcolabili (vedi C. Cass. pen. 18/07/2011, n. 28233; C. Cass. pen. 06/05/2020, n. 13641; C. Cass. pen. 07/09/2021, n. 33083).
OPERE NON ULTIMATE - La Cassazione ha anche chiarito la portata dell’art. 43, L. 47/1985 secondo cui possono ottenere la sanatoria le opere non ultimate per effetto di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali limitatamente alle strutture realizzate e ai lavori che siano strettamente necessari alla loro funzionalità.
Tale norma, ha ribadito la Corte, ha inteso esclusivamente affermare la condonabilità delle opere non potute ultimare (anche) a causa del sequestro penale limitando tale possibilità alle sole strutture già realizzate (prima dell'intervento penale) e ai lavori strettamente necessari alla funzionalità di queste ultime. In particolare:
- si deve essere in presenza di uno stato di avanzamento nella realizzazione del manufatto tale da consentirne potenzialmente, e salve le sole finiture, la fruizione; in altri termini, l'organismo edilizio deve aver assunto una sua forma stabile ed una adeguata consistenza plano volumetrica, come per gli edifici, per i quali è richiesta la c.d. ultimazione al rustico, ossia intelaiatura, copertura e muri di tompagno;
- è applicabile solo ai lavori necessari per assicurare la funzionalità di quanto già costruito e non consente, pertanto, di integrare le opere con interventi edilizi che diano luogo a nuove strutture.
La Corte ha dunque escluso la possibilità di ultimare l'opera interrotta a causa di provvedimento giurisdizionale mediante la prosecuzione dei lavori strutturalmente destinati a creare volumetrie inesistenti al momento dell'interruzione.
Vedi anche la Nota: Condono edilizio per opere non ultimate: chiarimenti del Consiglio di Stato.
PRECEDENTI SUL TEMA, ONERE DELLA PROVA - In tema di onere della prova della collocazione temporale dell’abuso, la giurisprudenza amministrativa ha anche chiarito che:
- l’onere di fornire la prova sulle condizioni (ad esempio l’epoca di realizzazione dei manufatti abusivi) e sulla consistenza dell’abuso grava sul richiedente la sanatoria, spettando invece all’amministrazione il compito di controllare i dati forniti che, se non assistiti da attendibile consistenza, implicano la reiezione della relativa istanza (C. Stato 10/03/2020, n. 1727);
- la prova della data di ultimazione dei lavori deve inoltre essere rigorosa e deve fondarsi su documentazione certa e univoca e comunque su elementi oggettivi, non avendo alcuna rilevanza eventuali dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà o mere dichiarazioni rese da terzi, in quanto non suscettibili di essere verificate (C. Stato 21/08/2023, n. 7849);
- quando le disposizioni sul condono edilizio prevedono che la data entro la quale deve essere stato realizzato l’abuso per essere ammesso il relativo beneficio vada ragguagliata a quella del “completamento funzionale” delle opere (come accade per il condono di cui all’art. 31, L. 47/1985, nel caso di opere interne o abusi perpetrati in edifici non destinati alla residenza), tale data va individuata nel momento dal quale è reso possibile lo svolgimento dell’attività (ad esempio produttiva) al quale le opere abusive erano destinate (C. Stato 09/03/2018, n. 1513).
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