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Sent. C. Cass. pen. 25/06/2015, n. 26713

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Edilizia e immobili - Attività edilizia - Titoli abilitativi - Ristrutturazione edilizia - Se variano i volumi non basta la SCIA.

È necessario il permesso di costruire, e non la sola DIA (oggi SCIA), in caso di ricostruzione di un immobile demolito con modifiche tipologiche, incremento volumetrico parziale e variazione di destinazione d’uso. A se

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SENTENZA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE

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RITENUTO IN FATTO

Il Tribunale di Grosseto, con ordinanza del 19 marzo 2014, ha rigettato l'appello proposto avverso il provvedimento con il quale il locale Gip aveva a sua volta respinto la richiesta di revoca del sequestro preventivo di un immobile, originariamente disposto in data 27 maggio 2010, avanzata da P.G., indagato per la violazione del D.P.R. n. 380 del 2001, art. 44, lett. b), per avere, unitamente ad altra persona, realizzato delle opere edilizie abusive, consistenti nell'accorpamento di volumetrie secondarie, cambio di destinazione d'uso di annessi ad abitazione e costruzione di portici in assenza del permesso a costruire.

Il Tribun

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CONSIDERATO IN DIRITTO

Il ricorso, risultato infondato, non è, pertanto, meritevole di accoglimento.

Considerata la sua logica priorità, ritiene la Corte di dovere prioritariamente valutare il dato, segnalato dal ricorrente, ed afferente ad una addotta intervenuta prescrizione del reato, la quale avrebbe fatto venire meno il requisito del fumus commissi delicti rilevante ai fini della conservazione del provvedimento cautelare disposto in danno del P..

Tale rilievo è inammissibile in questa sede per un duplice ordine di ragioni.

Esso, infatti, non può rientrare nell'attuale perimetro valutativo di questa Corte sia in quanto concernente un fatto sopravvenuto alla adozione del provvedimento da parte del Tribunale di Grosseto (lo stesso ricorrente, infatti, riferisce che la asserita prescrizione sarebbe maturata in data 14 aprile 2014, laddove il provvedimento è del 19 marzo 2014) e del quale perciò non si poteva tenere conto nella impugnata ordinanza, sia in quanto l'indagine in ordine alla sua effettiva verificazione presuppone il controllo in ordine alla sussistenza o meno di fattori interruttivi del termine prescrizionale, il cui accertamento, all'evidenza, esula dall'ambito di cognizione di questa Corte in sede di controllo sulla legittimità della ordinanza cautelare in scrutinio.

Parimenti inammissibile è il motivo di ricorso con il quale il P. denunzia un preteso travisamento del fatto da parte del Tribunale di Grosseto.

Deve, infatti, ricordarsi che, secondo quanto prescritto dall'art. 325 c.p.p., comma 1, il ricorso per cassazione avverso le ordinanze emesse ai sensi degli artt. 322-bis e 324 cod. proc. pen. è ammissibile solo per violazio

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P.Q.M.

Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

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