Sent. CGAR. Sicilia 16/10/2002, n. 591

1. In una gara d'appalto di lavori pubblici la materia delle correzioni apportate dall'impresa stessa alla propria offerta presentata è regolamentata dall'art. 5, comma 4 della L. 2 febbraio 1973 n. 14; questa norma prevede unicamente l'espressa conferma, sottoscritta dall'impresa offerente, della correzione da essa apportata (oltre alla chiara ed univoca espressione del corrispettivo risultante dalla correzione) e non la leggibilità dell'offerta originaria poi corretta. Né può a questo riguardo applicarsi il principio di cui all'art. 53 della L. 16 febbraio 1913 n. 89 sull'ordinamento del notariato - secondo il quale in caso di correzioni da apportare ad un atto è necessario che le parole cancellate o modificate risultino sempre e comunque leggibili, anche dopo la cancellatura o l'abrasione apportata - data la differenza che c'è fra un atto redatto da un pubblico ufficiale quale è il notaio e quello, come l'offerta ad una gara d'appalto pubblico, compiuto da un privato.