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Lett. Circ. 31/03/2008, n. 427

Approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio. Trasmissione delle linee guida per l'approvazione dei progetti e della scheda rilevamento dati predisposte dall'Osservatorio.
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[Premessa]



Al fine di disciplinare, in modo uniforme e coordinato, la progettazione antincendio basata sull'approccio ingegneristico, questa Amministrazione ha intrapreso le seguenti iniziative:

- ha emanato il DM 9 maggio 2007 R con il quale sono state definite le direttive per l'attuazione dell'approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio; in particolare il provvedimento ha stabilito i criteri da adottare per effettuare la valutazione quantitativa del rischio di incendio, fissando nel contempo le procedure generali per eseguire tale valutazione e le modalità per l'esposizione dei risultati:

- ha emanato la lettera circolare n. 4921 del 17 luglio 2007

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Scheda rilevamento dati

Parte di provvedimento in formato grafico

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1. Premessa

Il presente documento è redatto con riferimento a quanto previsto dal D.M. 9/5/07 allo scopo di fornire ai funzionari tecnici del Corpo Nazionale VV.F. già formati nello specifico argomento, che esamineranno i progetti redatti con l’approccio ingeg

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2. Scheda informativa generale

La scheda informativa generale oltre a quanto già previsto dal D.M. 4/5/98 deve contenere le seguenti informazioni.

- Indicazione del responsabile dell’attività.

- Individuazione del responsabile della progettazione antincendio generale.

- Individuazione del progettista che utilizza l’approccio ingegneristico e del progettista che ha prodotto il Sistema di Gestione della Sicurezza Antincendio (SGSA) qualora diversi al responsabile della progettazione antincendi

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3. Analisi preliminare (I fase)

“L'approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio è caratterizzato da una prima fase in cui sono formalizzati i passaggi che conducono ad individuare le condizioni più rappresentative del rischio al quale l'attività è esposta e quali sono i livelli di prestazione cui riferirsi in relazione agli obiettivi di sicurezza da perseguire. Al termine della prima fase deve essere redatto un sommario tecnico, firmato cong

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3.1. Definizione del progetto

Nella progettazione svolta con l’approccio ingegneristico alcuni elementi sono di particolare rilevanza nella definizione degli obiettivi di sicurezza antincendio e, di conseguenza, nella selezione degli scenari. Questa parte della documentazione deve esplicitare in modo chiaro gli elementi che, sulla base del giudizio del professionista, costituiscono delle criticità ai fini della valutazione.


(Esempio: la descrizione dettagliata della costruzione con particolare riferimento alla suddivisione degli ambienti, alle aperture di ventilazione e alla presenza di infissi, alle barriere che ostacolano il movimento degli effluenti, alle vie di esodo, ai compartimenti antincendio e/o antifumo, alle strutture e ai materiali, il layout degli impianti, la distribuzione degli arredi e dei materiali combustibili, la presenza di impianti di ventilazione e di condizionamento, le aperture di aerazione e tipologia di infissi, la presenza di persone, la loro distribuzione, la loro occupazione principale e le eventuali limitazioni o impedimenti per un normale esodo dalla costruzione, ecc.).


In questa sezione non si tratta di indicare le soluzioni o i sistemi che verranno successivamente ipotizzati come misure compensative e dimensionati mediante l’analisi ingegneristica, ma di illustrare la situazione esistente o di progetto, necessaria come base per le successive analisi.

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3.2. Identificazione degli Obiettivi di sicurezza antincendio

“In questa fase sono identificati ed esplicitati gli obiettivi di sicurezza antincendio in conformità alle vigenti disposizioni in materia di prevenzione incendi ed in relazione alle specifiche esigenze dell'attività in esame, ivi compresa la sicurezza delle squadre di soccorso. Gli obiettivi servono quindi come capisaldi di riferimento per stabilire i livelli di prestazione”.

Gli obiettivi di sicurezza antincendio dovranno essere esattamente individuati

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3.3. Identificazione dei Livelli di prestazione

“In relazione agli obiettivi di sicurezza individuati, il progettista deve indicare quali sono i parametri significativi presi a riferimento per garantire il soddisfacimento degli stessi obiettivi; questi vanno espressi in valori numerici e comprendere tutti i parametri che poi saranno necessari alla verifica dei risultati attesi dal progetto”

I parametri possono includere, ad esempio:

- livelli di temperatura massima alla quale si può essere esposti,

- livelli di visibilità,

- livelli di irraggiamento termico a cui le persone o gli elementi possono essere esposti,

- livelli di concentrazione delle specie tossiche.

Il progettista dovrà fornire giustificazioni in merito alle scelte operate con riferimento a disposizioni normative o, in mancanza di queste, sulla base di quanto reperibile in letteratura avendo a riferimento in ogni caso le effettive condizioni ambientali dell’edificio.

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3.4. Scenari di incendio

“Gli scenari di incendio, che rappresentano la schematizzazione degli eventi che possono ragionevolmente verificarsi in relazione alle caratteristiche del focolaio, dell'edificio e degli occupanti, svolgono un ruolo fondamentale nell'ambito del processo di progettazione prestazionale.

L'identificazione degli elementi di rischio d'incendio che caratterizzano una specifica attività, se condotta in conformità a quanto indicato dal decreto del Ministro dell'interno 4 maggio 1998 e dal decreto del Ministro dell'interno 10 marzo 1998, permette di definire gli scenari d'incendio, intesi quali proiezioni dei possibili eventi di incendio. Nel processo di individuazione degli scenari di incendio di progetto, devono essere valutati gli incendi realisticamente ipotizzabili nelle condizioni di esercizio previste, scegliendo i più gravosi per lo sviluppo e la propagazione dell'incendio, la conseguente sollecitazione strutturale, la salvaguardia degli occupanti e la sicurezza delle squadre di soccorsi”.

Ai fini della definizione dei possibili scenari di incendio, di preminente importanza sono le condizioni caratterizzanti il materia le combustibile.

- stato, tipo e quantitativo del combustibile;

- configurazione e posizione del combustibile;

- tasso di crescita del rilascio termico e picco della potenza termica (HRRmax);

- tasso di sviluppo dei prodotti della combustione.

La documentazione dovrà fornire un’accurata descrizione dei materiali combustibili presenti nella parte dell’edificio interessata dagli scenari e le loro caratteristiche.

In particolare devono essere individuati e segnalati gli scenari corrispondenti ad eventuali distribuzioni non uniformi del carico di incendio, che possono determinare incendi di tipo localizzato, e devono essere forniti i dati relativi al carico di incendio previsto nelle aree di massima concentrazione.

Con riferimento al punto 4.2 c.3 dell’allegato al D.M. 9/5/2007 e alle richiamate indicazioni riguardanti la definizione del carico di incendio specifico di progetto (punto 4.2 dell’allegato al D.M. 9/3/2007), si precisa quanto di seguito indicato. Nel caso in cui il progettista intenda avvalersi della possibilità di modellare il contributo offerto dalle misure di protezione limitative del carico di incendio specifico, cui corrispondono i vari coefficienti dni, allo stato attuale delle conoscenze, la modellazione potrà essere effettata esclusivamente per le misure di cui ai coefficienti dn1, d n2, dn3, dn4, dn5, dn6, dn7 della tabella 3 dell’allegato al D.M. 9/3/2007, dando adeguata documentazione in merito all’efficacia dei sistemi adottati e in merito ai dati tecnici che ne consentono realisticamente una modellazione.

Si fa presente inoltre che la modellazione delle misure di protezione limitative del carico di incendio specifico, così come l’adozione dei valori dni previsti in tabella, potrà essere condotta unicamente con riferimento a misure in grado di espletare la loro protezione nell’arco delle 24 ore.

In generale può essere accettabile schematizzare l’incendio come una sorgente di tipo volumetrico, ossia come una sorta di bruciatore che rilascia calore (Heat Realease Rate – HRR) e determinate quantità di particolato (soot) ed in certi casi anche di gas, sulla base di indicazioni date dal progettista che dovrà giustificare le scelte operate.

I valori assunti dal progettista per la costruzione della curva HRR corrispondente ad un dato scenario devono essere opportunamente giustificati.


(Esempio: definire il valore di tα, tempo necessario per raggiungere il tasso di rilascio termico pari a 1MW e il valore di HRR

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4. Analisi quantitativa (II fase)
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4.1. Generalità

Il D.M. 9/5/2007 prevede la redazione di una Documentazione di Progetto specif

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4.2. Definizione della soluzione progettuale (Compensazione del rischio incendio)

Questa parte della Documentazione di Progetto contiene la descrizione dei provvedimenti da adottare nei confronti dei pericoli, delle condizioni ambientali, e la descrizione delle misure preventive e protettive assunte, con particolare riguardo al comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali ed ai presidi antincendio, avendo riguardo ad eventuali norme tecniche di prodotto prese a riferimento.

- Descrizione della strategia scelta per raggiungere gli obiettivi prefissati.

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4.3. Scelta dei modelli di calcolo

Il passo successivo per il progettista consiste nella scelta dei modelli di calcolo da applicare al caso in esame per la valutazione dello sviluppo degli incendi di progetto e le loro possibili conseguenze; il progettista deve fornire sufficienti informazioni sul modello utilizzato.


4.3.1. Modelli utilizzati

Il progettista deve fornire elementi a sostegno della scelta del modello utilizzato affinché sia dimostrata la coerenza delle scelte operate con lo scenario di incendio di progetto adottato.

Il progettista, sulla base di valutazioni inerenti alla complessità del progetto, può optare tra i modelli di calcolo che le attuali conoscenze tecniche di settore mettono a disposizione.

Il progettista che intende adottare i metodi di calcolo maggiormente sofisticati, deve possedere una particolare competenza nel loro utilizzo, nonché un’approfondita conoscenza dei fondamenti teorici che ne sono alla base e della dinamica dell’incendio. Allo stato attuale i modelli più frequentemente utilizzati sono:

- modelli analitici semplificati

- modelli di simulazione dell’incendio a zone per ambienti confinati (CFast, Ozone)

- modelli di simulazione dell’incendio di campo (FDS, CFX, Fluent)

- modelli di simulazione dell’esodo

- modelli di simulazione del comportamento strutturale in caso l’incendio (Ansys, Adina, Abaco, Diana, Safir)

Allo stato attuale si richiama il fatto che modelli analitici semplificati (manuali) possono garantire buone stime di effetti specifici dell’incendio come, ad esempio, il calcolo del tempo di flashover in un locale, mentre per analisi più complesse che coinvolgano interazioni dipendenti dal tempo di più processi di tipo fisico e chimico presenti nello sviluppo di un incendio si ricorre generalmente a modelli di tipo automatico.

È possibile anche l’utilizzo di più tipologie di modelli come ad esempio:

- l’uso di modelli specifici per la valutazione del tempo di attivazione di un impianto di rivelazione o di spegnimento, della rottura di un vetro in funzione della temperatura ecc., utilizzando poi i dati ricavati in una modellazione più complessa, ad esempio effettuata con modelli di campo;

- l’uso di modelli semplificati (ad esempio a zone) per valutare in una prima fase le condizioni di maggiore criticità per poi approfondire la trattazione degli effetti con modelli più complessi.

Si ricorda come importante riferimento che il problema dell’accuratezza dei modelli di tipo automatico è stato analizzato in ambito ISO (documento ISO TR 13387), che fa riferimento anche alla guida della American Society for Testing and Materials (ASTM E 1355-97 - Standard guide for evaluating the predictive capability of deterministic fire models).

In generale ad output molto dettagliati corrispondono input più complessi e maggiori tempi di esecuzione sul computer. Utilizzando un qualsiasi modello automatico, è necessario che il progettista valuti la sensibilità degli output al variare degli input (analisi di sensitività).

Se piccole variazioni dei dati di ingresso, o di alcuni di questi, portano a forti cambiamenti nei risultati, è necessario considerare con grande attenzione e cautela i dati di input critici.

Il progettista deve inoltre distinguere tra parametri interni ed esterni al modello.

Alcuni parametri interni del Modello possono, infatti, essere modificati dall’utente (ad esempio, nei modelli di fluidodinamica numerica la dimensione della griglia ed il passo temporale di calcolo time step).

I parametri esterni sono quelli che costituiscono i valori di input e possono essere distinti nelle tre categorie:

- geometrica (dimensioni dell’ambiente, aperture di ventilazione, comunicazione tra ambienti, ecc.);

- di scenario (legato alla conoscenza del rilascio termico, della velocità di perdita di massa, di distribuzione del combustibile dello stato delle porte e delle finestre, ecc.);

- termofisica (come ad esempio le proprietà delle pareti dell’ambiente tra cui la conduttività, il calore specifico, la massa volumica, il contenuto di umidità, l’emissività de

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