Determ. Aut. Vigilanza LL.PP. 15/07/2003, n. 13

L’Autorità di vigilanza sui LL.PP. ritorna su alcune questioni inerenti le cause di esclusione disciplinate dall’art. 75 del D.P.R. 554/1999 (Regolamento generale di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici), sostituendo le precedenti determinazioni emanate sull’argomento (29 maggio 2002, n. 10 e 5 dicembre 2001, n. 16/23). Segnaliamo qui di seguito le principali novità e i chiarimenti più rilevanti forniti dall’Autorità.
Per quanto riguarda la causa di esclusione di cui alla lettera a) del citato art. 75 (soggetti che si trovano in stato di fallimento, di liquidazione coatta, di amministrazione controllata o di concordato preventivo o nei cui riguardi sia in corso un procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni), l’Autorità chiarisce che la possibilità di esclusione dalle gare e dalla stipula dei contratti dovrebbe ritenersi sussistere anche in presenza dell’ipotesi di amministrazione straordinaria, anche se a tale situazione non si fa espresso riferimento nell’art. 75.
Per quanto riguarda la causa di esclusione di cui alla lettera b) del citato art. 75 (soggetti nei cui confronti è pendente procedimento per l'applicazione di una delle misure di prevenzione di cui all'articolo 3 della L. 27/12/1956, n. 1423), l’esclusione opera già al momento della pendenza del procedimento per l’applicazione di una delle misure previste dal citato art. 3 della L. 1423/1956 (sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con eventuale obbligo o divieto di soggiorno). L’autorità chiarisce che il procedimento è da ritenersi pendente quando sia avvenuta l’annotazione della richiesta di applicazione della misura nei registri di cui all’art. 34 della L. 55/1990.
Per quanto riguarda la causa di esclusione di cui alla lettera c) del citato art. 75 (soggetti nei cui confronti è stata pronunciata sentenza di condanna passata in giudicato, oppure di applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per reati che incidono sull'affidabilità morale e professionale), l’Autorità rileva che la disposizione non fa riferimento esplicito alle condanne inflitte con decreto penale. Al riguardo dunque, in conformità all’orientamento espresso dal Conssglio di Stato, con la sentenza 12/10/2002, n. 5523, le condanne che incidono sull’affidabilità morale e professionale, indipendentamente dalle modalità di irrogazione, consentono all’amministrazione una valutazione discrezionale nel merito del caso concreto per stabilire la rilevanza o meno di una data condanna penale, ancorché estranea all’attività imprenditoriale. L’Autorità precisa inoltre che la preclusione opera anche nelle ipotesi di condanna del direttore tecnico o dell’amministratore intervenute prima dell’assunzione della carica dell’impresa, come anche la circostanza che l’impresa abbia cessato di avvalersi di tali soggetti, a meno che non possa dimostrare di averli per tale ragione estromessi dall’incarico.
Segnaliamo infine che il comma 2 del citato art. 75 del D.P.R. 554/1999, il quale prevede che le imprese debbano produrre il certificato del casellario giudiziale o dei carichi pendenti, deve ritenersi implicitamente abrogata a seguito della riforma introdotta dalla L. 16/01/2003, n. 3 (Disposizioni ordinamentali in materia di pubblica amministrazione), che consente la presentazione di una dichiarazione sostitutiva anche in riferimento alle cause di esclusione dalle gare di cui alle lettere b) e c) del medesimo art. 75.