Sent.C. Conti 20/02/1992, n. 13

1. La progettazione di massima è strumento mediante il quale la Pubblica amministrazione perviene ad una rappresentazione unitaria dell'opera che ne esprime il momento di identificazione tecnico-economica, da cui dipendono le responsabilità amministrativo-contabili dei Pubblici amministratori, tantè che l'ordinamento vigente impone un dovere di speciale diligenza nella compilazione preventiva del costo cui la progettazione di massima è finalizzata; pertanto, una concessione comprendente tra gli obblighi del concessionario anche la redazione della progettazione di massima delle opere risulta indeterminata sia nell'oggetto sia nel costo. 2. Ai fini dell'assoggettamento delle opere pubbliche alla disciplina dettata dall'art. 1 L. 8 agosto 1977 n. 584 che prevede l'obbligo della gara, non è rilevante - diversamente da quanto ritiene il C. Stato - la circostanza che la concessione non contenga anche la diretta esecuzione dei lavori in quanto rimessa alla procedura dell'appalto concorso da esperirsi a cura del concessionario. 3. In materia di concessione di opere pubbliche non sussiste un tertium genus rispetto alla concessione di sola costruzione e la concessione di costruzione e di esercizio, dovendosi ricomprendere nel rapporto concessorio di costruzione di un'opera pubblica anche quell'insieme di prestazioni collaterali all'esecuzione costituite dagli adempimenti riguardanti le espropriazioni e la direzione, la sorveglianza e la contabilizzazione dei lavori nonché la progettazione esecutiva; pertanto, è illegittimo il ricorso allo strumento della «concessione dei servizi» per l'affidamento alla società concessionaria della redazione di progetti preliminari corredati dal calcolo sommario della spesa occorrente alla realizzazione delle opere, mentre la definizione del quadro economico è stata differita al momento dell'approvazione di ogni singolo progetto esecutivo, poiché da siffatto procedimento deriva che l'impegno di spesa, non afferendo ad una obbligazione giuridicamente perfezionata, in quanto indeterminata almeno nella sua previsione complessiva è illegittimo. 4. In base al D.P.R. 19 dicembre 1991 n. 406, attuativo della direttiva del Consiglio della C.E.E. 89/440/C.E.E. del 18 luglio 1989, devono considerarsi concessioni di lavori pubblici i contratti aventi ad oggetto l'esecuzione di lavori pubblici oppure, l'esecuzione, con qualsiasi mezzo, di un'opera pubblica che sia dotata di autonomia funzionale propria e che risponda ad esigenze stabilite specificamente dall'amministrazione aggiudicatrice, vale a dire quelle ipotesi concessone caratterizzate dal fatto che «la prestazione a favore dell'impresa o dell'Ente concessionario consiste unicamente nel diritto di gestire l'opera oppure in questo diritto accompagnato da un prezzo».