D. Min. Giustizia 18/11/2014, n. 201

Il provvedimento attua il disposto dell'art. 3 del D. Leg.vo 81/2008, comma 2 (Testo Unico della sicurezza), ove si prevede che, nei riguardi delle strutture giudiziarie e penitenziarie, le norme in esso contenute sono applicate tenuto conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative, da individuarsi con decreto del Ministro della giustizia.
Con l'emanazione del nuovo decreto è abrogato il precedente D.M. 29/08/1997, n. 338, concernente l'individuazione delle particolari esigenze delle strutture giudiziarie e penitenziarie connesse ai servizi in esse espletati.

Il decreto individua determinate attività ed interventi che caratterizzano e sono peculiari delle strutture in argomento, e cioè:
- attività ed interventi preordinati alla vigilanza ed alla gestione della convivenza tra il personale operante ed i detenuti ed in generale coloro che sono sottoposti a misure di sicurezza;
- attività ed interventi necessari a garanzia dell'ordinato esercizio della funzione giurisdizionale;
- attività ed interventi necessari a tutela dell'incolumità del personale e degli utenti contro pericoli di attentati, aggressioni e sabotaggi;
- attività ed interventi necessari a tutela contro il rischio di evasioni ovvero contro l'acquisizione di posizioni di preminenza dei detenuti;
- attività ed interventi necessari per la prevenzione di atti di autolesionismo o suicidio.

In relazione a tali attività, occorrerà quindi avere riguardo alle seguenti particolari esigenze:
- necessità di mantenere una direzione funzionale delle attività;
- capacità operativa e prontezza di impiego del personale;
- particolarità costruttive e d’impiego di equipaggiamenti speciali, armi, ecc., nonché di specifici impianti quali poligoni di tiro, laboratori di analisi, palestre e installazioni operative, addestrative e di vigilanza.

In relazione invece agli immobili ed alle aree pertinenziali, occorrerà avere riguardo alle seguenti particolari esigenze:
- sedi di uffici giudiziari: necessità di tutelare il personale operante, nonché gli impianti e le attrezzature dal pericolo di attentati, introduzione di armi, ecc.;
- edifici penitenziari o altri luoghi di pena: prevenzione della fuga o di aggressioni, nonché di azioni di autolesionismo.

Nell’ambito degli idonei percorsi di evacuazione e di esodo, che il decreto prevede vadano sempre predisposti, si stabilisce che negli ambiti penitenziari le aree di sicurezza devono essere:
- all’aperto;
- all’interno della cinta di protezione perimetrale.

Il decreto chiarisce in ogni caso che l’applicazione delle norme in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro non può determinare la rimozione o riduzione dei sistemi di controllo, anche ai fini della selezione degli accessi al pubblico e dei sistemi di difesa ritenuti necessari, di cui peraltro occorre verificare preventivamente e periodicamente l’innocuità.

Il decreto reca poi disposizioni concernenti: il Servizio di prevenzione e protezione (SPP); i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) ; la redazione del Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze (DUVRI) - con particolare riguardo alla riservatezza delle informazioni; la sorveglianza sanitaria; lo svolgimento dei servizi di vigilanza.
Le norme concernenti le modalità di designazione e le attribuzioni del rappresentante per la sicurezza non si applicano nei confronti dei detenuti e degli internati.