Sent. C. Stato 15/09/2010, n. 683

1. Nelle gare d’appalto LSF, l’art. 253 del D.Lgs. 06/163 prevede che fino all’entrata in vigore del Regolamento attuativo del c.d. Codice degli appalti continuano ad applicarsi le norme di cui al D.P.R. 21 dicembre 1999 n. 554, ed al D.P.R. 25 gennaio 2000 n. 34, in ordine alle quali si è formata una consolidata giurisprudenza amministrativa secondo cui non soltanto sussiste un potere della S.O.A. di revocare l’attestazione di qualità precedentemente rilasciata ma tale potere deve essere esercitato, in base al c.9 ter dell’art. 40, D.Lgs. 06/163, in presenza di false dichiarazioni circa il possesso dei requisiti richiesti per l’ammissione agli appalti e per il conseguimento dell’attestazione di qualificazione. 2. Nelle gare d’appalto LSF, sia l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici che la stessa giurisprudenza amministrativa ritengono che la inesatta dichiarazione sui requisiti per il conseguimento dell’attestazione di qualificazione è un fatto di tale gravità, da essere di per sé ostativo all’ottenimento dell’attestazione da parte della S.O.A. 3. Nelle gare d’appalto LSF, le esigenze di speditezza nei rapporti e di garanzia dell’affidamento delle Stazioni appaltanti inducono ad escludere che la S.O.A. debba impegnarsi in complesse indagini circa la sussistenza dell’elemento soggettivo in capo al dichiarante e circa la rilevanza dei lavori non provati ai fini del raggiungimento dei requisiti necessari per ottenere l’attestazione, consentendo nel frattempo che imprese di dubbia affidabilità continuino ad operare sul mercato a detrimento di altre imprese che abbiano tenuto comportamenti improntati a diligenza professionale.