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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
Indagini sul Calcestruzzo 5: Conclusioni
Per tutte le tecniche cui si è fatto riferimento esistono delle correlazioni che consentono di stimare la resistenza a compressione del calcestruzzo a partire dal dato misurato. Tuttavia occorre cautela nell’utilizzare queste formule poiché sono state ricavate con riferimento a calcestruzzi aventi certe caratteristiche e non di validità generale. L’interpretazione dell’indagine è più efficace se, partendo dalla struttura analitica suggerita in letteratura per le correlazioni, si effettuano idonee calibrazioni al caso specifico.
Facendo ad esempio riferimento alla metodologia SONREB, la struttura della formula che fornisce la resistenza a compressione del calcestruzzo (R) in funzione dell’indice di rimbalzo (I) e della velocità di propagazione delle onde longitudinali (V) è la seguente: R=(Ia*Vb)*c.
I valori dei parametri a, b, e c che rendono completamente definita la precedente relazione sono reperibili in letteratura tecnica ma l’operazione di calibrazione consigliata (anzi, richiesta dalla Norma) consiste nel ricavarli sulla base del confronto con i risultati di prove dirette (eseguite ovviamente nella immediate vicinanze) utilizzando metodi statistici di minimizzazione dell’errore. Si dispone quindi di una relazione più aderente al caso specifico che può essere utilizzata per interpretare tutte le restanti determinazioni. Come esempio dell’importanza dell’operazione descritta si riporta il seguente confronto basato su un caso reale.
Nel grafico sono riportate le elaborazioni di 25 determinazioni mediante il metodo SONREB. L’istogramma a barre di colore blu rappresenta l’elaborazione risultante attraverso l’utilizzo di una formula di letteratura che fornisce un valore medio di resistenza pari a circa 22 MPa. L’utilizzo di una relazione “calibrata” nel senso descritto in precedenza fornisce, a partire dagli stessi dati sperimentali, l’istogramma in colore rosso che evidenzia un valor medio di resistenza di circa 30 MPa. È evidente la notevole differenza dei risultati ottenuti che può portare ad un giudizio sostanzialmente diverso sulla qualità dei calcestruzzi.
Conclusioni
Le indagini sulla qualità dei materiali costituiscono un’attività ricorrente e fondamentale per il Professionista che si occupa di costruzioni esistenti. In quest’ambito, infatti, l’attività progettuale (adeguamento, miglioramento, riparazione o semplicemente valutazione di sicurezza) ha come oggetto una costruzione già realizzata, di cui però non sono generalmente note gran parte delle caratteristiche strutturali. Il Professionista deve quindi anteporre alla consueta attività di progettazione una fase di diagnosi necessaria per ricavare i tratti essenziali e significativi della struttura: la geometria, i dettagli costruttivi e i materiali.
Nel processo di riconoscimento della qualità dei materiali occorre tener conto che le effettive caratteristiche meccaniche possono discostarsi da quelle del progetto originario (errori di manipolazione del calcestruzzo in fase di posa in opera) oppure possono aver subito una riduzione nel corso del tempo a causa di numerosi fattori ambientali (carichi eccessivi, fattori di degrado endogeni ed esogeni, ecc.). Per questo motivo, anche nei casi in cui è disponibile una completa documentazione di progetto e di prove di accettazione in corso d’opera, la Normativa richiede sempre anche un accertamento sperimentale delle caratteristiche dei materiali al fine di confermare (o riconsiderare) i dati ivi riportati.
Nell’espletamento dell’attività d’indagine è essenziale la perfetta esecuzione delle diverse tecniche sperimentali, intesa come insieme di procedure operative Normalizzate e di attrezzature impiegate, che può essere garantita solo da Società esecutrici altamente qualificate e di riconosciuta esperienza. Non meno cruciali sono la fase preliminare, d’impostazione dell’indagine e quella, conclusiva, d’interpretazione del risultato, nelle quali è sempre proficua una costante interazione tra il Professionista e la Società esecutrice delle indagini.
Infine, tre considerazioni che evidenziano l’importanza della diagnosi strutturale.
1. La prima: eventuali errori nelle fase d’indagine possono condizionare anche pesantemente la successiva fase di progettazione, con la predisposizione di inutili interventi di rinforzo (qualora fossero sottostimate le caratteristiche dei materiali) ovvero insufficienze statiche (nel caso contrario, e cioè di una sopravvalutazione delle resistenze).
2. La seconda: lo sforzo conoscitivo del Professionista nei riguardi della qualità dei materiali (della geometria e dei dettagli costruttivi) viene riconosciuto e premiato dalla Normativa che consente l’adozione di “fattori di confidenza” (coefficienti di sicurezza con cui occorre dividere le resistenze ricavate per i materiali) via via decrescenti all’aumentare dell’approfondimento dell’indagine (livello di conoscenza) e possibilità di economie nella soluzione progettuale e vantaggi complessivi per il Cliente.
3. La terza: l’indagine sui materiali può risultare d’interesse anche per i Professionisti incaricati al collaudo delle strutture. Tralasciando l’ovvia necessità di supplire con prove nei casi di insufficienze di vario tipo dei “controlli d’accettazione”, il ricorso (anche limitato) ad indagini sulla qualità dei materiali può costituire uno strumento utile al Collaudatore quando constati criticità nel processo di messa in opera e stagionatura del calcestruzzo e, conseguentemente, l’eventualità che i valori di resistenza ottenuti dai “cubetti” non siano adeguatamente rappresentativi delle effettive caratteristiche meccaniche delle strutture realizzate. (Fine)
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