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Sent. C. Stato 22/01/2015, n. 235

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Ridotte dimensioni e parziale occultamento non rendono l'intervento legittimo.
Quanto all’asserito sconfinamento della Soprintendenza "nel merito della valutazione ai fini paesaggistici effettuata dal Comune, mediante l’indebita sovrapposizione e sostituzione della propria valutazione di compatibilità tra l’intervento edilizio e il contesto paesaggistico oggetto di tutela a quella precedentemente resa dalla competente autorità comunale… (il T.A.R. ha osservato) che la Soprintendenza … non ha solamente espresso una propria valutazione circa la compatibilità paesaggistica dell’intervento edilizio con il vincolo in parola ma ha anche annullato l’autorizzazione rilevandone l’evidente difetto di motivazione riguardo alle effettive ragioni per le quali l’ente ha ritenuto che l’intervento edilizio fosse compatibile con il vincolo istituito sull’area (nel 1976. Il T.A.R. ha soggiunto che) l’annullamento ministeriale di un’autorizzazione paesaggistica concernente la costruzione di opera edilizia in zona a tale fine protetta può riguardare tutti i vizi di legittimità dell’atto ampliativo in questione ivi compresi pertanto, trattandosi di atto amministrativo discrezionale, quelli costituiti dalle varie figure sintomatiche dell’eccesso di potere…l’autorizzazione ben può essere sindacata, quindi, anche sotto il profilo del difetto di motivazione tanto più che in sede di autorizzazione … comunale in forza di delega regionale, (ex) art. 7 della L. n. 1497 del 1939, l’atto autorizzatorio necessita di adeguata motivazione sulla effettiva compatibilità dell’intervento edilizio con gli specifici valori paesistici dei luoghi oggetto di tutela… (nella specie) pertanto, ove la motivazione delle due autorizzazioni comunali consiste unicamente nell’affermare la compatibilità dei due manufatti dei ricorrenti con il vincolo, basandosi esclusivamente sulle ridotte dimensioni degli stessi e sul loro parziale occultamento ad opera della vegetazione del giardino, risulta in effetti mancare proprio un’effettiva e seria valutazione circa la compatibilità tra le opere da autorizzare in sanatoria e lo specifico vincolo paesaggistico imposto a suo tempo perché "…la zona predetta ha notevole interesse pubblico in quanto si identifica in un pregevole quadro naturale determinato dalla presenza di profonde cavità naturali e da caratteristici aspetti che si manifestano in movimenti di masse collinari": di qui la sostanziale legittimità del provvedimento di annullamento che, nello spiegare diffusamente le ragioni di pubblico interesse che hanno indotto l’autorità ministeriale a tutelare la zona "de qua" ha inoltre evidenziato la palese carenza di motivazione - su tale essenziale aspetto - dell’autorizzazione comunale".

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