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ISSN 1721-4890
Fondata nel 1933
Direttore Dino de Paolis
Delib. G.R. Lombardia 01/08/2003, n. 7/13899
Delib. G.R. Lombardia 01/08/2003, n. 7/13899
- Delib. G.R. 21/09/2005, n. 8/675
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Testo del provvedimentoLA GIUNTA REGIONALE Visto l'art. 19 della l.r. 8/1976, come sostituito dall'art. 15 della l.r. 80/1989, che prevede l'obbligo della compilazione di piani generali di indirizzo forestale; Vista la l.r. 11/1998 "Riordino delle competenze regionali e conferimento di funzioni in materia di agricoltura" e la l.r. 7/2000 "Norme per gli interventi regionali in agricoltura"; V |
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Allegato 1 - Criteri tecnico-amministrativi per la redazione dei piani di indirizzo forestale1. Generalità ed obiettivi L’art. 19 della l.r. 8/1976, a seguito delle modifiche ed integrazioni della l.r. 80/1989 e della l.r. 3/2003 R, prevede due livelli di pianificazione forestale: - il Piano generale di indirizzo forestale, di seguito denominato «Piano di indirizzo forestale» (P.I.F.); - il Piano pluriennale di assestamento e di utilizzazione dei beni silvo-pastorali, di seguito denominato «Piano di assestamento forestale» (P.A.F.). Il piano di assestamento forestale (P.A.F.) è lo strumento di gestione che uno o più proprietari associati o consorziati, pubblici o privati, utilizzano per i propri boschi. Il piano di indirizzo forestale è lo strumento utilizzato dall’ente delegato ai sensi della l.r. 11/1998 per pianificare e delineare gli obiettivi e le linee di gestione di un intero ambito territoriale (una Comunità Montana, un Parco o una Provincia), comprendente tutte le proprietà forestali, private e pubbliche. Esistono da anni criteri regionali per la redazione, controllo e approvazione dei P.A.F, mancanti invece per i P.I.F. Anche in vista del completamento del processo di informatizzazione dei piani, è necessario stabilire linee guida per la stesura di P.I.F. che garantiscano un minimo di uniformità a livello regionale. La Regione Lombardia ha aderito al progetto di ricerca 4.2 di Ri.Selv.Italia, predisposto dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali d’intesa con le Regioni, che prevede la realizzazione di un sistema informativo sia per i piani aziendali (P.A.F.) che per i piani sovra-aziendali (P.I.F.). Questi sistemi informativi permetteranno di elaborare, analizzare e di confrontare nel tempo e nello spazio le informazioni alfanumeriche e geografiche contenute nella banca dati. Mentre il sistema informativo per la pianificazione aziendale è stato delineato ed è ormai in fase di sperimentazione, anche in Lombardia, quello per la pianificazione sovra-aziendale è da poco entrato nel vivo. Nelle more della definizione del sistema informativo per i piani di indirizzo forestali e di approvazione della nuova normativa forestale regionale, si ritiene importante adottare i presenti criteri, a carattere pertanto provvisorio, volti a indirizzare ed uniformare la redazione dei P.I.F. A. Obiettivi e periodo di validità del P.I.F. Il P.I.F. è uno strumento di analisi e pianificazione del patrimonio silvo-pastorale di un intero territorio afferente ad un Ente delegato; più precisamente il P.I.F. comporta: a) l’analisi del territorio forestale ed agro-pastorale; b) la pianificazione del territorio forestale, esteso in montagna al sistema agro-pastorale; c) la definizione delle linee di indirizzo per la gestione dei popolamenti forestali, le ipotesi di intervento e le risorse necessarie e le possibili fonti finanziarie; d) il raccordo e coordinamento tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale; e) la definizione delle strategie e delle proposte di intervento per lo sviluppo del settore silvo-pastorale; f) la proposta di priorità di intervento nella concessione di contributi pubblici. I piani di indirizzo forestali hanno generalmente un periodo di validità di dieci anni, estensibili dall’Ente delegato fino a quindici anni. B. Rapporto tra i P.I.F. ed i piani di assestamento forestale Come già citato, il piano di assestamento forestale è lo strumento di gestione di un «complesso forestale» (boschi o superfici silvo-pastorali) di un singolo proprietario o di più proprietari associati o consorziati: in altri termini, il piano di gestione di un’azienda forestale. Ne consegue che il P.A.F. può essere realizzato da qualsiasi proprietà boschiva, ovviamente nel rispetto dei vigenti criteri per la redazione degli stessi, e non solo per le proprietà pubbliche, per le quali è obbligatorio. Ciò non significa che l’ente pubblico debba finanziare tutti i P.A.F. predisposti in Lombardia: anzi, stante la limitata disponibilità di risorse finanziare, è opportuno che i piani di indirizzo forestale individuino i complessi forestali per i quali, grazie alla loro valenza economica od ambientale, risulta particolarmente importante (quindi, prioritario) una gestione attraverso piani di assestamento forestale. Due sono i Piani di assestamento forestale che possono essere previsti dal P.I.F.: - i Piani di assestamento forestale ordinari, da attuarsi secondo le prescrizioni tecniche ed amministrative vigenti, che devono approfondire la gestione dei «complessi forestali» a prevalente funzione produttiva o per complessi di particolare rilevanza ambientale o paesaggistica; - i Piani di assestamento forestale semplificati, consistenti in strumenti di analisi e, soprattutto, di gestione selvicolturale più economici, agili, relativi alle problematiche legate ai boschi che svolgono in prevalenza altre funzioni. Il P.A.F. ordinario deve essere previsto per «complessi forestali» con funzione produttiva, in cui si prevedono utilizzazioni boschive di valore tale da poter giustificare il costo di elaborazione del piano medesimo. In ogni caso, non pare opportuno ricorrere ad esso in caso di superficie inferiore a 150 ha, per la fustaia, ed a 300 ha per il bosco ceduo. Negli altri casi è opportuno proporre la stesura di un P.A.F. semplificato: ad esempio per la gestione di boschi che svolgono importanti funzioni non produttive, ad esempio complessi boschivi isolati in pianura o importanti popolamenti da seme oppure boschi protettivi, oppure ai boschi produttivi di modeste dimensioni. Questo piano prevede specifici studi settoriali riguardanti la ricostituzione boschiva, la valorizzazione naturalistica, l’analisi degli aspetti di varietà ecologica e di diversità ambientale, la tutela e conservazione degli ambiti a rilevanza storico-colturale o faunistica od altro ancora. I rilievi dendrometrici, il calcolo o la stima delle provvigioni e delle riprese sono effettuati con criteri speditivi. È soprattutto opportuno che il P.I.F. individui i complessi boscati da sottoporre a piani di assestamento forestale ordinari e semplificati, da attuare nel comprensorio siano ripartiti in 3 differenti classi di priorità (alta, media, bassa), al fine di permettere, qualora le risorse pubbliche per il finanziamento dei piani siano scarse, di dare una precisa indicazione su quali siano i piani sui quali investire prioritariamente. Si tenga peraltro presente che, per decidere quali piani finanziare prioritariamente, potranno essere considerate altre variabili, in primis (in caso di revisione) in che misura il P.A.F. è stato attuato. In ogni caso, in fase di redazione dei P.I.F. si terrà conto, recependoli, degli obiettivi e dei programmi operativi contenuti nei P.A.F. preesistenti. 2. La struttura e contenuti del piano Il piano di indirizzo forestale deve riportare informazioni utili ad una migliore comprensione del territorio pianificato. Di seguito si riporta una serie di contenuti di dettaglio che i P.I.F. devono contenere. A. Analisi: problematiche del settore forestale, ambientale, economico e sociale Deve essere realizzata una panoramica generale sui diversi aspetti socio-ambientali e sulle criticità del comprensorio preso in esame. In particolare, vanno inquadrati tutta una serie di dati di ordine generale inerenti alle proprietà, in merito ai quali di seguito si forniscono alcune indicazioni: A1. Inquadramento geografico-paesistico (ubicazione, delimitazione, posizione geografica e topografica, morfologia del territorio e idrografia); A2. Inquadramento amministrativo ed istituzionale; A3. Inquadramento socio-economico (dati sulla dinamica della popolazione, caratteristiche della filiera bosco legno, attività economiche di importanza per l’assetto territoriale); A4. Inquadramento ecologico-naturalistico (caratteristiche ambientali, climatiche, pedologiche, floristiche e faunistiche) A5. Analisi territoriale (indicazione delle diverse proprietà coinvolte nel piano, localizzazione delle zone gravate da usi civici, individuazione dei vincoli, delle aree ricadenti entro ambiti protetti e soggette a particolari regimi di tutela e delle aree degradate, analisi degli aspetti faunisticovenatori, studio della pianificazione territoriale esistente, ecc.); A6. Inquadramento a grande scala delle superfici forestali e, più in generale, delle formazioni entro cui il piano di indirizzo forestale acquista la sua valenza per gli orientamenti e le proposte di intervento. B. Analisi: individuazione e descrizione delle tipologie forestali Si premette che l’ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (di seguito E.R.S.A.F.), su incarico della D.G. Agricoltura, sta lavorando alla redazione della carta forestale regionale, basata sulle tipologie forestali. Pertanto, i tecnici pianificatori dovranno attenersi ed adeguarsi, nell’elaborare la carta delle tipologie forestali, alle norme tecniche di redazione, ai livelli di dettaglio e tolleranza, alla scala e alle modalità operative previste per la carta forestale regionale. A tale proposito, si informa che la carta forestale regionale verrà redatta attraverso la definizione di modelli interpretativi basati sulla morfologia del terreno e sulle caratteristiche d’uso del suolo per una quindicina di aree pilota da adattare ed estendere all’intero territorio regionale e supportata da controlli e sopralluoghi nelle zone dubbie. |
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