Superamento della base d’asta: limiti e condizioni di ammissibilità

SUPERAMENTO BASE D’ASTA LIMITI ACCORDO QUADRO - Nel caso di specie si trattava di una procedura selettiva aperta, da aggiudicarsi secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per la conclusione di un accordo quadro. La stazione appaltante aveva escluso la ricorrente, atteso che la società aveva superato il valore complessivo dei ricavi posto a base di gara, violando i principi della par condicio e della concorrenza.
In particolare, nel giustificare il proprio ribasso, la società aveva ricostruito il valore economico complessivo della gara (ossia il volume di ricavi potenziali) in modo diverso da quanto previsto dalla stazione appaltante, determinando un incremento rispetto alla base d'asta.

LIMITI AL SUPERAMENTO DELLA BASE D’ASTA - In proposito C. Stato 31/10/2025, n. 8493 ha richiamato l’art. 70, D. Leg.vo 36/2023 che dispone l’inammissibilità delle offerte il cui prezzo supera l’importo posto a base di gara, stabilito e documentato prima dell’avvio della procedura di appalto, salvo che il bando non preveda espressamente tale possibilità, individuandone i limiti di operatività.
In sostanza la disposizione, che è stata modificata a seguito del D. Leg.vo 209/2024 (c.d. Correttivo), ha introdotto la facoltà per le stazioni appaltanti di prevedere espressamente nel bando la possibilità che il prezzo delle offerte superi l’imposto posto a base di gara. In tal caso il bando deve individuare i limiti di operativi di tale possibilità. Prima della riforma, secondo la giurisprudenza di settore, le offerte il cui prezzo superasse l’importo a base di gara erano sempre considerate inammissibili (v. C. Stato 29/05/2017, n. 2542).
I giudici hanno precisato che, con la nuova disciplina, l'eventuale superamento dell'importo a base di gara è consentito solo ed esclusivamente se previsto dal bando, che ne deve precisare i limiti; in caso contrario le offerte eccedenti rimangono inammissibili.

APPLICABILITÀ ALL’ACCORDO QUADRO - Nel caso specifico, il Consiglio ha spiegato che, trattandosi di un accordo quadro, la stima dei ricavi effettuata dalla stazione appaltante non costituiva un mero riferimento orientativo, bensì un autovincolo amministrativo che fissava il valore massimo dell’accordo quadro.
Tale limite vincola sia la stazione appaltante (che non può superarlo in sede esecutiva), sia gli operatori economici (che non possono alterarlo in sede di offerta).
In questa prospettiva, la giurisprudenza comunitaria ha affermato che nell’accordo quadro è necessario fissare il valore massimo dello stesso che definisce il limite dello sforzo organizzativo che potrà essere richiesto all’aggiudicatario, al fine di garantire il rispetto dei principi di parità di trattamento e di trasparenza. Ai fini della legittimità dell’affidamento, l’unico obbligo che hanno gli enti appaltanti è quello di fissare nella documentazione di gara il valore dell’accordo quadro, che costituisce un limite che opera in duplice direzione: limite massimo di spesa che l’ente appaltante non può superare e limite massimo delle prestazioni che possono essere richieste all’aggiudicatario (cfr. Corte di giustizia, 19/12/2018, causa C-216/17).
Da tali considerazioni discende che, se il valore dell’accordo quadro rappresenta l’ammontare massimo delle prestazioni che possono essere eseguite sulla base dei contratti esecutivi dello stesso, l’operatore economico è tenuto a rispettare tale valore di riferimento, anche nelle giustificazioni presentate per il calcolo del ribasso.