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07/02/2019

Autorizzazione paesaggistica: per il diniego è necessaria una adeguata motivazione

Il Consiglio di Stato ha chiarito che il diniego di autorizzazione paesaggistica deve essere sorretto da un'ampia e circostanziata motivazione.

Nel caso di specie, l'acquirente di un compendio immobiliare nel Comune di Finale Ligure, composto da un magazzino ad un piano fuori terra e dalla relativa area pertinenziale, impugnava la sentenza di primo grado e chiedeva l’annullamento del provvedimento recante il rigetto dell’istanza di sanatoria edilizia e della successiva ordinanza di demolizione delle opere abusive.
Le opere oggetto dei provvedimenti erano le seguenti:
a) realizzazione di un manufatto avente dimensioni maggiori di quelle assentite, per una superficie calpestabile di mq 65,00 circa invece di mq 39,95, mediante ricupero dello spazio adibito ad intercapedine e costruzione di un nuovo locale adiacente;
b) modificazione della destinazione d’uso del manufatto in questione, da magazzino agricolo a civile abitazione;
c) realizzazione, a monte del primo immobile, di un manufatto seminterrato avente superficie di mq 33,00 circa;
d) installazione di un deposito attrezzi prefabbricato in legno.

La Sent. C. Stato 18/01/2019, n. 470, ha accolto l'appello e chiarito che il diniego di autorizzazione paesaggistica, anche in sanatoria, non può limitarsi ad esprimere valutazioni apodittiche e stereotipate, ma deve specificare le ragioni del rigetto dell'istanza ovvero esplicitare i motivi del contrasto tra le opere da realizzarsi e le ragioni di tutela dell'area interessata dall'apposizione del vincolo.

È necessario che il provvedimento dell'Autorità preposta alla tutela del vincolo sia sorretto da un'ampia e circostanziata motivazione, dalla quale sia possibile ricostruire sia le premesse che l'iter logico seguito nel percorso valutativo che si conclude con il giudizio finale.
 

Dalla redazione